Questa firma è davvero l'inizio o forse il culmine! Chi lo sa? Intanto
è un fatto! L'unica cosa davvero importante è la svolta o chiusura di
quell'approccio "pastorale ed ecumenico" chiamato volgarmente
"uniatismo":
"Oggi è chiaro che il metodo dell’“uniatismo” del passato, inteso come unione di una comunità all’altra, staccandola dalla sua Chiesa, non è un modo che permette di ristabilire l’unità." (dalla Dichiarazione Congiunta)
Circoscrivendo la realtà delle Chiese
Greco-Cattoliche come qualcosa in via se non di "liquidazione", come
qualcosa di superato, infatti segnaliamo i primi sussulti! Detto questo
scrivo e lo sottoscrivo, che è sciocco e forviante pensare alla Chiesa
Ortodossa (Russa) come entità "scismatica" considerando che la Fede
Ortodossa è nostra Fede Cattolica da sempre e la loro Divina Liturgia è
talmente antica da potersi dire sì, davvero, che LORO hanno conservato
la "Messa di Sempre".
1. Per volontà di Dio Padre dal quale viene ogni dono, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, e con l’aiuto dello Spirito Santo Consolatore, noi, Papa Francesco e Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, ci siamo incontrati oggi a L’Avana. Rendiamo grazie a Dio, glorificato nella Trinità, per questo incontro, il primo nella storia. Con gioia ci siamo ritrovati come fratelli nella fede cristiana che si incontrano per «parlare a viva voce» (2 Gv 12), da cuore a cuore, e discutere dei rapporti reciproci tra le Chiese, dei problemi essenziali dei nostri fedeli e delle prospettive di sviluppo della civiltà umana.
2. Il nostro incontro fraterno ha avuto luogo a Cuba, all’incrocio tra
Nord e Sud, tra Est e Ovest. Da questa isola, simbolo delle speranze del
“Nuovo Mondo” e degli eventi drammatici della storia del XX secolo,
rivolgiamo la nostra parola a tutti i popoli dell’America Latina e degli
altri Continenti. Ci rallegriamo che la fede cristiana stia crescendo
qui in modo dinamico. Il potente potenziale religioso dell’America
Latina, la sua secolare tradizione cristiana, realizzata nell’esperienza
personale di milioni di persone, sono la garanzia di un grande futuro
per questa regione.
3. Incontrandoci lontano dalle antiche contese del “Vecchio Mondo”,
sentiamo con particolare forza la necessità di un lavoro comune tra
cattolici e ortodossi, chiamati, con dolcezza e rispetto, a rendere
conto al mondo della speranza che è in noi (cfr 1 Pt 3, 15).
4. Rendiamo grazie a Dio per i doni ricevuti dalla venuta nel mondo del
suo unico Figlio. Condividiamo la comune Tradizione spirituale del primo
millennio del cristianesimo. I testimoni di questa Tradizione sono la
Santissima Madre di Dio, la Vergine Maria, e i Santi che veneriamo. Tra
loro ci sono innumerevoli martiri che hanno testimoniato la loro fedeltà
a Cristo e sono diventati “seme di cristiani”.
5. Nonostante questa Tradizione comune dei primi dieci secoli, cattolici
e ortodossi, da quasi mille anni, sono privati della comunione
nell’Eucaristia. Siamo divisi da ferite causate da conflitti di un
passato lontano o recente, da divergenze, ereditate dai nostri antenati,
nella comprensione e l’esplicitazione della nostra fede in Dio, uno in
tre Persone – Padre, Figlio e Spirito Santo. Deploriamo la perdita
dell’unità, conseguenza della debolezza umana e del peccato, accaduta
nonostante la Preghiera sacerdotale di Cristo Salvatore: «Perché tutti
siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano
anch’essi in noi una cosa sola» (Gv 17, 21).
6. Consapevoli della permanenza di numerosi ostacoli, ci auguriamo che
il nostro incontro possa contribuire al ristabilimento di questa unità
voluta da Dio, per la quale Cristo ha pregato. Possa il nostro incontro
ispirare i cristiani di tutto il mondo a pregare il Signore con
rinnovato fervore per la piena unità di tutti i suoi discepoli. In un
mondo che attende da noi non solo parole ma gesti concreti, possa questo
incontro essere un segno di speranza per tutti gli uomini di buona
volontà!
7. Nella nostra determinazione a compiere tutto ciò che è necessario per
superare le divergenze storiche che abbiamo ereditato, vogliamo unire i
nostri sforzi per testimoniare il Vangelo di Cristo e il patrimonio
comune della Chiesa del primo millennio, rispondendo insieme alle sfide
del mondo contemporaneo. Ortodossi e cattolici devono imparare a dare
una concorde testimonianza alla verità in ambiti in cui questo è
possibile e necessario. La civiltà umana è entrata in un periodo di
cambiamento epocale. La nostra coscienza cristiana e la nostra
responsabilità pastorale non ci autorizzano a restare inerti di fronte
alle sfide che richiedono una risposta comune.
8. Il nostro sguardo si rivolge in primo luogo verso le regioni del
mondo dove i cristiani sono vittime di persecuzione. In molti paesi del
Medio Oriente e del Nord Africa i nostri fratelli e sorelle in Cristo
vengono sterminati per famiglie, villaggi e città intere. Le loro chiese
sono devastate e saccheggiate barbaramente, i loro oggetti sacri
profanati, i loro monumenti distrutti. In Siria, in Iraq e in altri
paesi del Medio Oriente, constatiamo con dolore l’esodo massiccio dei
cristiani dalla terra dalla quale cominciò a diffondersi la nostra fede e
dove essi hanno vissuto, fin dai tempi degli apostoli, insieme ad altre
comunità religiose.
9. Chiediamo alla comunità internazionale di agire urgentemente per
prevenire l’ulteriore espulsione dei cristiani dal Medio Oriente.
Nell’elevare la voce in difesa dei cristiani perseguitati, desideriamo
esprimere la nostra compassione per le sofferenze subite dai fedeli di
altre tradizioni religiose diventati anch’essi vittime della guerra
civile, del caos e della violenza terroristica.
10. In Siria e in Iraq la violenza ha già causato migliaia di vittime,
lasciando milioni di persone senza tetto né risorse. Esortiamo la
comunità internazionale ad unirsi per porre fine alla violenza e al
terrorismo e, nello stesso tempo, a contribuire attraverso il dialogo ad
un rapido ristabilimento della pace civile. È essenziale assicurare un
aiuto umanitario su larga scala alle popolazioni martoriate e ai tanti
rifugiati nei paesi confinanti. Chiediamo a tutti coloro che possono
influire sul destino delle persone rapite, fra cui i Metropoliti di
Aleppo, Paolo e Giovanni Ibrahim, sequestrati nel mese di aprile del
2013, di fare tutto ciò che è necessario per la loro rapida liberazione.
11. Eleviamo le nostre preghiere a Cristo, il Salvatore del mondo, per
il ristabilimento della pace in Medio Oriente che è “il frutto della
giustizia” (cfr Is 32, 17), affinché si rafforzi la convivenza fraterna
tra le varie popolazioni, le Chiese e le religioni che vi sono presenti,
per il ritorno dei rifugiati nelle loro case, la guarigione dei feriti e
il riposo dell’anima degli innocenti uccisi. Ci rivolgiamo, con un
fervido appello, a tutte le parti che possono essere coinvolte nei
conflitti perché mostrino buona volontà e siedano al tavolo dei
negoziati. Al contempo, è necessario che la comunità internazionale
faccia ogni sforzo possibile per porre fine al terrorismo con l’aiuto di
azioni comuni, congiunte e coordinate. Facciamo appello a tutti i paesi
coinvolti nella lotta contro il terrorismo, affinché agiscano in
maniera responsabile e prudente. Esortiamo tutti i cristiani e tutti i
credenti in Dio a pregare con fervore il provvidente Creatore del mondo
perché protegga il suo creato dalla distruzione e non permetta una nuova
guerra mondiale. Affinché la pace sia durevole ed affidabile, sono
necessari specifici sforzi volti a riscoprire i valori comuni che ci
uniscono, fondati sul Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo.
12. Ci inchiniamo davanti al martirio di coloro che, a costo della
propria vita, testimoniano la verità del Vangelo, preferendo la morte
all’apostasia di Cristo. Crediamo che questi martiri del nostro tempo,
appartenenti a varie Chiese, ma uniti da una comune sofferenza, sono un
pegno dell’unità dei cristiani. È a voi, che soffrite per Cristo, che si
rivolge la parola dell’apostolo: «Carissimi, … nella misura in cui
partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella
rivelazione della Sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare» (1 Pt 4,
12-13).
13. In quest’epoca inquietante, il dialogo interreligioso è
indispensabile. Le differenze nella comprensione delle verità religiose
non devono impedire alle persone di fedi diverse di vivere nella pace e
nell’armonia. Nelle circostanze attuali, i leader religiosi hanno la
responsabilità particolare di educare i loro fedeli in uno spirito
rispettoso delle convinzioni di coloro che appartengono ad altre
tradizioni religiose. Sono assolutamente inaccettabili i tentativi di
giustificare azioni criminali con slogan religiosi. Nessun crimine può
essere commesso in nome di Dio, «perché Dio non è un Dio di disordine,
ma di pace» (1 Cor 14, 33).
14. Nell’affermare l’alto valore della libertà religiosa, rendiamo
grazie a Dio per il rinnovamento senza precedenti della fede cristiana
che sta accadendo ora in Russia e in molti paesi dell’Europa orientale,
dove i regimi atei hanno dominato per decenni. Oggi le catene
dell’ateismo militante sono spezzate e in tanti luoghi i cristiani
possono liberamente professare la loro fede. In un quarto di secolo, vi
sono state costruite decine di migliaia di nuove chiese, e aperti
centinaia di monasteri e scuole teologiche. Le comunità cristiane
portano avanti un’importante attività caritativa e sociale, fornendo
un’assistenza diversificata ai bisognosi. Ortodossi e cattolici spesso
lavorano fianco a fianco. Essi attestano l’esistenza dei fondamenti
spirituali comuni della convivenza umana, testimoniando i valori del
Vangelo.
15. Allo stesso tempo, siamo preoccupati per la situazione in tanti
paesi in cui i cristiani si scontrano sempre più frequentemente con una
restrizione della libertà religiosa, del diritto di testimoniare le
proprie convinzioni e la possibilità di vivere conformemente ad esse. In
particolare, constatiamo che la trasformazione di alcuni paesi in
società secolarizzate, estranee ad ogni riferimento a Dio ed alla sua
verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa. È per
noi fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei diritti dei
cristiani, se non addirittura la loro discriminazione, quando alcune
forze politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo tante volte
assai aggressivo, cercano di spingerli ai margini della vita pubblica.
16. Il processo di integrazione europea, iniziato dopo secoli di
sanguinosi conflitti, è stato accolto da molti con speranza, come una
garanzia di pace e di sicurezza. Tuttavia, invitiamo a rimanere vigili
contro un’integrazione che non sarebbe rispettosa delle identità
religiose. Pur rimanendo aperti al contributo di altre religioni alla
nostra civiltà, siamo convinti che l’Europa debba restare fedele alle
sue radici cristiane. Chiediamo ai cristiani dell’Europa orientale e
occidentale di unirsi per testimoniare insieme Cristo e il Vangelo, in
modo che l’Europa conservi la sua anima formata da duemila anni di
tradizione cristiana.
17. Il nostro sguardo si rivolge alle persone che si trovano in
situazioni di grande difficoltà, che vivono in condizioni di estremo
bisogno e di povertà mentre crescono le ricchezze materiali
dell’umanità. Non possiamo rimanere indifferenti alla sorte di milioni
di migranti e di rifugiati che bussano alla porta dei paesi ricchi. Il
consumo sfrenato, come si vede in alcuni paesi più sviluppati, sta
esaurendo gradualmente le risorse del nostro pianeta. La crescente
disuguaglianza nella distribuzione dei beni terreni aumenta il
sentimento d’ingiustizia nei confronti del sistema di relazioni
internazionali che si è stabilito.
18. Le Chiese cristiane sono chiamate a difendere le esigenze della
giustizia, il rispetto per le tradizioni dei popoli e un’autentica
solidarietà con tutti coloro che soffrono. Noi, cristiani, non dobbiamo
dimenticare che «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere
i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i
forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò
che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo
possa gloriarsi davanti a Dio» (1 Cor 1, 27-29).
19. La famiglia è il centro naturale della vita umana e della società.
Siamo preoccupati dalla crisi della famiglia in molti paesi. Ortodossi e
cattolici condividono la stessa concezione della famiglia e sono
chiamati a testimoniare che essa è un cammino di santità, che testimonia
la fedeltà degli sposi nelle loro relazioni reciproche, la loro
apertura alla procreazione e all’educazione dei figli, la solidarietà
tra le generazioni e il rispetto per i più deboli.
20. La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore
di un uomo e di una donna. È l’amore che sigilla la loro unione ed
insegna loro ad accogliersi reciprocamente come dono. Il matrimonio è
una scuola di amore e di fedeltà. Ci rammarichiamo che altre forme di
convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione,
mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione
particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla
tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica.
21. Chiediamo a tutti di rispettare il diritto inalienabile alla vita.
Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel
mondo. La voce del sangue di bambini non nati grida verso Dio (cfr Gen
4, 10). Lo sviluppo della cosiddetta eutanasia fa sì che le persone
anziane e gli infermi inizino a sentirsi un peso eccessivo per le loro
famiglie e la società in generale. Siamo anche preoccupati dallo
sviluppo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, perché
la manipolazione della vita umana è un attacco ai fondamenti
dell’esistenza dell’uomo, creato ad immagine di Dio. Riteniamo che sia
nostro dovere ricordare l’immutabilità dei principi morali cristiani,
basati sul rispetto della dignità dell’uomo chiamato alla vita, secondo
il disegno del Creatore.
22. Oggi, desideriamo rivolgerci in modo particolare ai giovani
cristiani. Voi, giovani, avete come compito di non nascondere il talento
sotto terra (cfr Mt 25, 25), ma di utilizzare tutte le capacità che Dio
vi ha dato per confermare nel mondo le verità di Cristo, per incarnare
nella vostra vita i comandamenti evangelici dell’amore di Dio e del
prossimo. Non abbiate paura di andare controcorrente, difendendo la
verità di Dio, alla quale odierne norme secolari sono lontane dal
conformarsi sempre.
23. Dio vi ama e aspetta da ciascuno di voi che siate Suoi discepoli e
apostoli. Siate la luce del mondo affinché coloro che vi circondano,
vedendo le vostre opere buone, rendano gloria al vostro Padre che è nei
cieli (cfr Mt 5, 14, 16). Educate i vostri figli nella fede cristiana,
trasmettete loro la perla preziosa della fede (cfr Mt 13, 46) che avete
ricevuta dai vostri genitori ed antenati. Ricordate che «siete stati
comprati a caro prezzo» (1 Cor 6, 20), al costo della morte in croce
dell’Uomo-Dio Gesù Cristo.
24. Ortodossi e cattolici sono uniti non solo dalla comune Tradizione
della Chiesa del primo millennio, ma anche dalla missione di predicare
il Vangelo di Cristo nel mondo di oggi. Questa missione comporta il
rispetto reciproco per i membri delle comunità cristiane ed esclude
qualsiasi forma di proselitismo. Non siamo concorrenti ma fratelli, e da
questo concetto devono essere guidate tutte le nostre azioni reciproche
e verso il mondo esterno. Esortiamo i cattolici e gli ortodossi di
tutti i paesi ad imparare a vivere insieme nella pace e nell’amore, e ad
avere «gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti» (Rm 15, 5). Non
si può quindi accettare l’uso di mezzi sleali per incitare i credenti a
passare da una Chiesa ad un’altra, negando la loro libertà religiosa o
le loro tradizioni. Siamo chiamati a mettere in pratica il precetto
dell’apostolo Paolo: «Mi sono fatto un punto di onore di non annunziare
il vangelo se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non
costruire su un fondamento altrui» (Rm 15, 20).
25. Speriamo che il nostro incontro possa anche contribuire alla
riconciliazione, là dove esistono tensioni tra greco-cattolici e
ortodossi. Oggi è chiaro che il metodo dell’“uniatismo” del passato,
inteso come unione di una comunità all’altra, staccandola dalla sua
Chiesa, non è un modo che permette di ristabilire l’unità. Tuttavia, le
comunità ecclesiali apparse in queste circostanze storiche hanno il
diritto di esistere e di intraprendere tutto ciò che è necessario per
soddisfare le esigenze spirituali dei loro fedeli, cercando nello stesso
tempo di vivere in pace con i loro vicini. Ortodossi e greco-cattolici
hanno bisogno di riconciliarsi e di trovare forme di convivenza
reciprocamente accettabili.
26. Deploriamo lo scontro in Ucraina che ha già causato molte vittime,
innumerevoli ferite ad abitanti pacifici e gettato la società in una
grave crisi economica ed umanitaria. Invitiamo tutte le parti del
conflitto alla prudenza, alla solidarietà sociale e all’azione per
costruire la pace. Invitiamo le nostre Chiese in Ucraina a lavorare per
pervenire all’armonia sociale, ad astenersi dal partecipare allo scontro
e a non sostenere un ulteriore sviluppo del conflitto.
27. Auspichiamo che lo scisma tra i fedeli ortodossi in Ucraina possa
essere superato sulla base delle norme canoniche esistenti, che tutti i
cristiani ortodossi dell’Ucraina vivano nella pace e nell’armonia, e che
le comunità cattoliche del Paese vi contribuiscano, in modo da far
vedere sempre di più la nostra fratellanza cristiana.
28. Nel mondo contemporaneo, multiforme eppure unito da un comune
destino, cattolici e ortodossi sono chiamati a collaborare fraternamente
nell’annuncio della Buona Novella della salvezza, a testimoniare
insieme la dignità morale e la libertà autentica della persona, «perché
il mondo creda» (Gv 17, 21). Questo mondo, in cui scompaiono
progressivamente i pilastri spirituali dell’esistenza umana, aspetta da
noi una forte testimonianza cristiana in tutti gli ambiti della vita
personale e sociale. Dalla nostra capacità di dare insieme testimonianza
dello Spirito di verità in questi tempi difficili dipende in gran parte
il futuro dell’umanità.
29. In questa ardita testimonianza della verità di Dio e della Buona
Novella salvifica, ci sostenga l’Uomo-Dio Gesù Cristo, nostro Signore e
Salvatore, che ci fortifica spiritualmente con la sua infallibile
promessa: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto
di darvi il suo Regno» (Lc 12, 32)! Cristo è fonte di gioia e di
speranza. La fede in Lui trasfigura la vita umana, la riempie di
significato. Di ciò si sono potuti convincere, attraverso la loro
esperienza, tutti coloro a cui si possono applicare le parole
dell’apostolo Pietro: «Voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece
siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora
invece avete ottenuto misericordia» (1 Pt 2, 10).
30. Pieni di gratitudine per il dono della comprensione reciproca
espresso durante il nostro incontro, guardiamo con speranza alla
Santissima Madre di Dio, invocandola con le parole di questa antica
preghiera: “Sotto il riparo della tua misericordia, ci rifugiamo, Santa
Madre di Dio”. Che la Beata Vergine Maria, con la sua intercessione,
incoraggi alla fraternità coloro che la venerano, perché siano riuniti,
al tempo stabilito da Dio, nella pace e nell’armonia in un solo popolo
di Dio, per la gloria della Santissima e indivisibile Trinità!
9 commenti:
Vi lascio un passo che dovrebbe dire moltissimo a chi ha a cuore la causa della Tradizione. Se ha orecchie per intendere.
"I latini non dovrebbero essere contraddetti quando dicono che il vescovo di Roma è il primo. Questo primato non è nocivo alla chiesa. Che essi provino solo la sua fedeltà alla fede di Pietro e a quella dei successori di Pietro. Se è così, goda di tutti i privilegi di Pietro" (Simeone di Tessalonica, Dialogus contra haereses)
Padre, han già fatto capire che il documento firmato da Sua Umiltà Francesco non vale nulla...
E non potrebbe essere altrimenti... A seconda dell'interlocutore si cambia tutto.
Mah.
Pregare, pregare, pregare. È inutile leggere e ragionare su atti che lasciano il tempo che trovano.
E' un fatto che i contenuti della dichiarazione siano più moscoviti che romani.
E' un fatto che per F1 la dichiarazione pastorale ed ecumenica, non morale e politica.
E' un fatto che però F1 l'ha firmata.
Quindi, con Simeone di Tessalonica, dico: i contenuti sono conformi alla fede di Pietro e dei suoi successori? Se è così, la imputo ai privilegi di Pietro. Checché ne pensi Simone.
Una domanda, a quanti sostengono che l'unico possibile rapporto con l'Ortodossia sia il "reditus": davvero ritenete saggio e provvidenziale che essa ritorni in seno all'attuale Chiesa di Roma? O forse è meglio che rimanga a Mosca e continui a ricordarci le lezioni dei Padri?
Il reditus alla "Roma eterna" (formula efficace per richiamare il depositum fidei, ma ecclesiologicamente inesistente) è un'affermazione senza molto senso, visto che la Chiesa è visibile de fide, e che è proprio la Chiesa visibile ad essere nello smarrimento.
Insomma: questa dichiarazione non è forse da accogliere come un atto provvidenziale donato da Dio alla Chiesa romana "attraverso" il patriarca Kirill? Non dimentichiamo che, come insegna sant'Agostino, Dio usò lo stesso Impero romano, addirittura pagano, come mezzo provvidenziale per fondare la Sua Chiesa.
Don, batta un colpo ogni tanto, che ci fa preoccupare
Peccato leggere certe cose
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2016/02/r-de-mattei-lo-storico-incontro-tra.html
http://www.repubblica.it/vaticano/2016/03/19/news/il_doppio_binario_di_papa_francesco_ecco_la_mediazione_su_divorziati_e_gay_e_ricambio_in_curia-135818096/
Aspetto il testo. Melloni è un cialtrone quindi commenta da cialtrone.
Terra tremuit et quievit, cum exsurgeret in iudicium Deus ut salvos faceret omnes mansuetos terrae.
Santa Pasqua a tutti.
Buona Pasqua!
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