mercoledì 2 ottobre 2019

La "Dogmatica Cattolica", 6 volumi, di Mons. Michele Schmaus



  PRESENTAZIONE

È vivamente sentita oggi, particolarmente da chi è in cura d'anime o comunque s'impegna nell'apostolato, l'esigenza d’una esposizione della dogmatica cattolica che metta maggiormente in luce il valore religioso o salvifico delle verità rivelate, e sia più rispondente alle esigenze della predicazione e della vita cristiana nelle sue attuali congiunture. Ora è concorde giudizio dei competenti che la presente Dogmatica di Mons. Michele Schmaus, professore Ordinario di Teologia Dogmatica nell'Università di Monaco e Socio Ordinario della Pontificia Accademia Teologica Romana, venga incontro meglio di ogni altra a tali richieste. Il che deriva dalla sua impostazione, delineata nella prefazione che segue, dall'ampia utilizzazione delle fonti della rivelazione, specie la Scrittura, dal fatto dimostrare come la parola di Dio, custodita e dichiarata dalla Chiesa, risponda alle più vive questioni dell'uomo di oggi. Questa Dogmatica non intende, come dice espressamente l'Autore, sostituire nessuno dei testi usati nelle scuole di teologia, né porsi accanto ad essi come uno dei tanti, ma, presupponendoli tutti, integrarli, non solo per il fatto che, come già s'è detto, pone in luce il valore soteriologico dei dogmi, ma anche per la ricchezza delle citazioni della Bibbia, dei Padri, dei Concilii, delle Encicliche e degli scrittori religiosi moderni. Nell'edizione italiana, condotta sulla quinta tedesca, col permesso dell'Autore sono state soppresse alcune pagine di letture, e qua e là, sostituite con altre segnate con asterisco. La bibliografia è stata riveduta e adattata al nostro ambiente. Inutile dire, infine, che la preoccupazione più viva fu quella di rendere con fedeltà e chiarezza il pensiero dell'Autore. Si confida che i lettori troveranno in quest'opera un valido aiuto per approfondire la conoscenza del cristianesimo, per alimentare e irrobustire la loro fede onde testimoniarla con più forza e vivacità nel mondo attuale.

Sac. NATALE BUSSI
Insegnante dì Dogmatica nel Seminario di Alba







https://drive.google.com/file/d/1XRsYRUIn8PAa3lMCIapiataTfMtksod6/view?usp=sharing


 
https://drive.google.com/file/d/1GSgt3gaEIFRmaFGqLs_81SqEp14lu5zv/view?usp=sharing






https://drive.google.com/file/d/1sIMPZVmGmJzZqIucF2Vx_OxpaR1VWc5F/view?usp=sharing



https://drive.google.com/file/d/1H9fT0f6qr0Ht-390MqiG_Im0Tl_KYUZa/view?usp=sharing
 









mercoledì 11 luglio 2018

Papa Francesco ha risolto a modo suo lo "scisma lefebvre".

Ripubblico l'ultima vera notizia di rilievo, facendo tanti auguri al carissimo don Davide Pagliarani, nuovo Superiore generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X per i prossimi 12 anni.


Nell’Anno del Giubileo, il Papa aveva concesso ai fedeli che per diversi motivi frequentano le chiese della Fraternità San Pio X (i lefebvriani) di ricevere validamente e lecitamente l’assoluzione sacramentale dei loro peccati. «Per il bene pastorale di questi fedeli, e confidando nella buona volontà dei loro sacerdoti perché si possa recuperare, con l’aiuto di Dio, la piena comunione nella Chiesa Cattolica, stabilisco per mia propria decisione di estendere questa facoltà oltre il periodo giubilare»

Queste novità che io avevo già preannunciato, sono contenute nel documento di fine Anno Santo intitolato Misericordia et misera, un titolo preso dalle due parole che sant’Agostino utilizza per raccontare l’incontro tra Gesù e l’adultera. «Non poteva trovare espressione più bella e coerente di questa per far comprendere il mistero dell’amore di Dio quando viene incontro al peccatore: Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia».


Comunicato ufficiale della Fraternità San Pio X

giovedì 20 agosto 2015

Orationes in Benedictione SS. Sacramenti, Libro liturgico in PDF

Altro libro liturgico per le Adorazioni Eucaristiche e tante belle orazioni da utilizzare anche come preghiera privata. Per scaricare cliccare sull'immagine.

https://drive.google.com/file/d/0Bzp4nFzhhdRlc24wUmpTV09fNzg/view?usp=sharing


venerdì 12 giugno 2015

Cor Jesu Sacratissimum, Miserere Nobis



Signore, pietà.Signore, pietà
Cristo, pietàCristo, pietà
Signore, pietàSignore, pietà
Cristo, ascoltaciCristo, ascoltaci
Cristo, esaudiscici.Cristo, esaudiscici
Padre celeste, Dioabbi pietà di noi
Figlio redentore dei mondo, Dioabbi pietà di noi
Spirito Santo, Dioabbi pietà di noi
Santa Trinità, unico Dioabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, Figlio dell'Eterno Padreabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, formato dallo Spirito Santo nel seno della Vergine Mariaabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, sostanzialmente unito al Verbo di Dioabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, maestà infinitaabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, tempio santo di Dioabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, tabernacolo dell'Altissimoabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, casa di Dio e porta del cieloabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, fornace ardente di amoreabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, fonte di giustizia e di caritàabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, colmo di bontà e di amoreabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, abisso di ogni virtùabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, degnissimo di ogni lode abbi pietà di noi
Cuore di Gesù, re e centro di tutti i cuori abbi pietà di noi
Cuore di Gesù, in cui si trovano tutti i tesori di sapienza e di scienzaabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, in cui abita tutta la pienezza della divinitàabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, in cui il Padre si compiacqueabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, dalla cui pienezza noi tutti abbiamo ricevutoabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, desiderio della patria eternaabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, paziente,.e misericordioso,abbi pietà di noi
Cuore di Gesù, generoso verso tutti quelli che ti invocanoabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, fonte di vita e di santitàabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, ricolmato di oltraggiabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, propiziazione per nostri peccati.abbi pietà di noi
Cuore di Gesù, annientato dalle nostre colpeabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, obbediente fino alla morteabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, trafitto dalla lanciaabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, fonte di ogni consolazioneabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, vita e risurrezione nostraabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, pace e riconciliazione nostraabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, vittima per i peccatoriabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, salvezza di chi spera in teabbi pietà di noi
Cuore di Gesù, speranza di chi muore.abbi pietà di noi
Cuore di Gesù, gioia di tutti i santiabbi pietà di noi
Agnello dì Dio che togli i peccati dei mondo perdonaci, Signore
Agnello di Dio che togli i peccati dei mondoesaudiscici, Signore
Agnello di Dio che togli i peccati dei mondoabbi pietà di noi
Cuor di Gesù che bruci di amore per noi:infiamma il cuore nostro d'amore per te

PREGHIAMO
O Padre, che nel Cuore dei tuo direttissimo Figlio 
ci dai la gioia di celebrare le grandi opere dei tuo Amore per noi,
fa' che da questa fonte inesauribile attingiamo l'abbondanza dei tuoi doni.
Per Cristo Nostro Signore. Amen

mercoledì 18 febbraio 2015

​Nel sangue dei martiri copti La forza del nome di Gesù.

Do notizie sicuramente più importanti, dove ciascuno si deve mettere davanti a Dio e pregare affinché possiamo dare veramente testimonianza di Cristo.




 
2015-02-17 L’Osservatore Romano

Un pomeriggio, passeggiando per Roma, cercavo delle bancarelle di fiorai. Da sempre amo i cactus, queste piante belle e sobrie, portate a una vita quasi ascetica tra la sabbia del deserto, piante austere anche nella fioritura: rari e pochissimi fiori ma di una bellezza unica. La ricerca mi portò quasi per caso da un fioraio dai tratti medio-orientali. Mi accorsi che portava tatuata sul dorso della mano una piccola croce e gli chiesi se era cristiano. Mi disse che era copto ortodosso e che si chiamava Scenute.
Di fronte al martirio dei copti in Libia, con accorate parole il Papa ha alzato ancora una volta la voce per annunciare, quasi fosse una professione di fede, l’ecumenismo del sangue: «Dicevano solamente: “Gesù aiutami”. Sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani» e il loro sangue «è una testimonianza che grida». In questo modo Francesco ha riproposto il cammino dei cristiani di diverse confessioni, non ancora attorno all’unico pane e all’unico calice, ma già attorno all’unico sangue versato per Cristo, per rendere testimonianza dell’unico Signore.
Il Pontefice ha ricordato come l’unica parola uscita dalla bocca dei martiri copti è stata «Gesù, aiutami», quasi un’eco della preghiera del cuore delle tradizioni, la preghiera di Gesù ripetuta da innumerevoli cristiani che invocano l’unico nome in cui abbiamo la salvezza. Questa è stata la preghiera dei martiri copti, nel momento in cui hanno reso testimonianza della loro fede, in comunione con quell’invocazione del nome di Cristo Gesù, la stessa preghiera che lungo i secoli è stata ed è l’invocazione quotidiana e continua di tanti uomini e donne cristiani, monaci e monache, pellegrini, martiri che lo invocano con fede: «Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore». L’invocazione del nome che sulle labbra dei martiri copti, di tanti martiri cristiani dei nostri giorni, si riduce all’essenziale, invocando colui che dà loro la forza: «Gesù, aiutami».
La Chiesa copta, che dal II secolo in poi ha dato vita a una letteratura cristiana importante, a una linfa e a una vita che si esprime nella lingua degli antichi egiziani diventata lingua cristiana, il copto, parlata da milioni di cristiani in Egitto, copti ortodossi e cattolici, che lungo i secoli fino ai nostri giorni hanno lodato il Signore. Monaci e monache, padri e madri del deserto, padri e madri dei martiri, che nel deserto dell’Egitto hanno cercato il solo e l’unico, nella comunione con gli uomini. Uomini e donne che lungo il Nilo hanno vissuto e vivono nella comunione con il Signore e con i fratelli. La Chiesa copta, nata e cresciuta attorno ai monaci e agli asceti, nella scia di Antonio, Pacomio, Scenute. E nella scia di tanti martiri fino ai nostri giorni: uomini, donne, bambini, in Egitto e in Libia. Uomini e donne inermi, ma fermi unicamente nella forza del nome di Gesù.
Una notizia di agenzia ha enumerato i nomi dei martiri copti della Libia: Milad, Youssif, Kirillos, Tawadros, Giorgios, Bishoi e tanti altri. Nomi legati a santi martiri e vescovi della Chiesa copta delle origini, nomi della Chiesa copta di oggi, nomi del martirologio del sangue comune a tutte le Chiese cristiane, patrimonio, forza e vanto di tutti i cristiani. Leggendo i sinassari e i martirologi di diverse tradizioni cristiane ci si accorge come i santi martiri dei primi secoli sono patrimonio comune a tutte le Chiese, senza distinzione di origine, attraverso vicende storiche diverse. E anche i nuovi martiri, dall’Iraq e dalla Siria fino all’Egitto e alla Libia, dall’Asia all’Africa, scrivono col sangue il loro nome nel sinassario e nel martirologio di tutti coloro che invocano il nome del Signore Gesù Cristo, vita e salvezza dei martiri.
Questa mattina, finito il mattutino quaresimale nel Collegio greco, sono andato a trovare il fioraio Scenute per dirgli che gli ero vicino. E condividendo con lui l’ecumenismo del sangue, gli ho ripetuto le parole di papa Francesco: «Il sangue è lo stesso» e «testimonia Cristo».
di Manuel Nin

martedì 23 dicembre 2014

Papa Francesco e le 15 malattie del clero post-conciliare!

Discorso che a me ha fatto tanto bene! Mi domando se questo semplice elenco, che tutti conosciamo se fosse stato oggetto di approfondimento nei seminari, forse oggi non raccoglieremo i cocci di un clero senza identità, in cerca di dignità! Troppo tardi, troppo tardi!




PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI NATALIZI DELLA CURIA ROMANA
DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Sala Clementina
Lunedì, 22 dicembre 2014


La Curia Romana e il Corpo di Cristo
“Tu sei sopra i cherubini, tu che hai cambiato la miserabile condizione del mondo quando ti sei fatto come noi” (Sant'Atanasio)

Cari fratelli,
Al termine dell’Avvento ci incontriamo per i tradizionali saluti. Tra qualche giorno avremo la gioia di celebrare il Natale del Signore; l’evento di Dio che si fa uomo per salvare gli uomini; la manifestazione dell’amore di Dio che non si limita a darci qualcosa o a inviarci qualche messaggio o taluni messaggeri ma dona a noi sé stesso; il mistero di Dio che prende su di sé la nostra condizione umana e i nostri peccati per rivelarci la sua Vita divina, la sua grazia immensa e il suo perdono gratuito. E’ l’appuntamento con Dio che nasce nella povertà della grotta di Betlemme per insegnarci la potenza dell’umiltà. Infatti, il Natale è anche la festa della luce che non viene accolta dalla gente “eletta” ma dalla gente povera e semplice che aspettava la salvezza del Signore.
Innanzitutto, vorrei augurare a tutti voi - collaboratori, fratelli e sorelle, Rappresentanti pontifici sparsi per il mondo - e a tutti i vostri cari un santo Natale e un felice Anno Nuovo. Desidero ringraziarvi cordialmente, per il vostro impegno quotidiano al servizio della Santa Sede, della Chiesa Cattolica, delle Chiese particolari e del Successore di Pietro.
Essendo noi persone e non numeri o soltanto denominazioni, ricordo in maniera particolare coloro che, durante questo anno, hanno terminato il loro servizio per raggiunti limiti di età o per aver assunto altri ruoli oppure perché sono stati chiamati alla Casa del Padre. Anche a tutti loro e ai loro famigliari va il mio pensiero e gratitudine.
Desidero insieme a voi elevare al Signore un vivo e sentito ringraziamento per l’anno che ci sta lasciando, per gli eventi vissuti e per tutto il bene che Egli ha voluto generosamente compiere attraverso il servizio della Santa Sede, chiedendogli umilmente perdono per le mancanze commesse “in pensieri, parole, opere e omissioni”.
E partendo proprio da questa richiesta di perdono, vorrei che questo nostro incontro e le riflessioni che condividerò con voi diventassero, per tutti noi, un sostegno e uno stimolo a un vero esame di coscienza per preparare il nostro cuore al Santo Natale.
Pensando a questo nostro incontro mi è venuta in mente l’immagine della Chiesa come il Corpo mistico di Gesù Cristo. È un’espressione che, come ebbe a spiegare il Papa Pio XII, «scaturisce e quasi germoglia da ciò che viene frequentemente esposto nella Sacra Scrittura e nei Santi Padri»[1]. Al riguardo san Paolo scrisse: «Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo» (1 Cor 12,12)[2].
In questo senso il Concilio Vaticano II ci ricorda che «nella struttura del corpo mistico di Cristo vige una diversità di membri e di uffici. Uno è lo Spirito, il quale per l'utilità della Chiesa distribuisce la varietà dei suoi doni con magnificenza proporzionata alla sua ricchezza e alle necessità dei ministeri (cfr. 1 Cor 12,1-11)»[3]. Perciò «Cristo e la Chiesa formano il “Cristo totale” - Christus totus -. La Chiesa è una con Cristo»[4].
E’ bello pensare alla Curia Romana come a un piccolo modello della Chiesa, cioè come a un “corpo” che cerca seriamente e quotidianamente di essere più vivo, più sano, più armonioso e più unito in sé stesso e con Cristo.
In realtà, la Curia Romana è un corpo complesso, composto da tanti Dicasteri, Consigli, Uffici, Tribunali, Commissioni e da numerosi elementi che non hanno tutti il medesimo compito, ma sono coordinati per un funzionamento efficace, edificante, disciplinato ed esemplare, nonostante le diversità culturali, linguistiche e nazionali dei suoi membri[5].
Comunque, essendo la Curia un corpo dinamico, essa non può vivere senza nutrirsi e senza curarsi. Difatti, la Curia - come la Chiesa - non può vivere senza avere un rapporto vitale, personale, autentico e saldo con Cristo[6]. Un membro della Curia che non si alimenta quotidianamente con quel Cibo diventerà un burocrate (un formalista, un funzionalista, un mero impiegato): un tralcio che si secca e pian piano muore e viene gettato lontano. La preghiera quotidiana, la partecipazione assidua ai Sacramenti, in modo particolare all’Eucaristia e alla riconciliazione, il contatto quotidiano con la parola di Dio e la spiritualità tradotta in carità vissuta sono l’alimento vitale per ciascuno di noi. Che sia chiaro a tutti noi che senza di Lui non potremo fare nulla (cfr Gv 15, 8).
Di conseguenza, il rapporto vivo con Dio alimenta e rafforza anche la comunione con gli altri, cioè tanto più siamo intimamente congiunti a Dio tanto più siamo uniti tra di noi perché lo Spirito di Dio unisce e lo spirito del maligno divide.
La Curia è chiamata a migliorarsi, a migliorarsi sempre e a crescere in comunione, santità e sapienza per realizzare pienamente la sua missione[7]. Eppure essa, come ogni corpo, come ogni corpo umano, è esposta anche alle malattie, al malfunzionamento, all’infermità. E qui vorrei menzionare alcune di queste probabili malattie, malattie curiali. Sono malattie più abituali nella nostra vita di Curia. Sono malattie e tentazioni che indeboliscono il nostro servizio al Signore. Credo che ci aiuterà il “catalogo” delle malattie - sulla strada dei Padri del deserto, che facevano quei cataloghi - di cui parliamo oggi: ci aiuterà a prepararci al Sacramento della Riconciliazione, che sarà un bel passo di tutti noi per prepararci al Natale.

1. La malattia del sentirsi “immortale”, “immune” o addirittura “indispensabile” trascurando i necessari e abituali controlli. Una Curia che non si autocritica, che non si aggiorna, che non cerca di migliorarsi è un corpo infermo. Un’ordinaria visita ai cimiteri ci potrebbe aiutare a vedere i nomi di tante persone, delle quale alcuni forse pensavano di essere immortali, immuni e indispensabili! È la malattia del ricco stolto del Vangelo che pensava di vivere eternamente (cfr Lc 12, 13-21) e anche di coloro che si trasformano in padroni e si sentono superiori a tutti e non al servizio di tutti. Essa deriva spesso dalla patologia del potere, dal “complesso degli Eletti”, dal narcisismo che guarda appassionatamente la propria immagine e non vede l’immagine di Dio impressa sul volto degli altri, specialmente dei più deboli e bisognosi[8]. L’antidoto a questa epidemia è la grazia di sentirci peccatori e di dire con tutto il cuore: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17, 10).

2. Un’altra: La malattia del “martalismo” (che viene da Marta), dell’eccessiva operosità: ossia di coloro che si immergono nel lavoro, trascurando, inevitabilmente, “la parte migliore”: il sedersi sotto i piedi di Gesù (cfr Lc 10,38-42). Per questo Gesù ha chiamato i suoi discepoli a “riposarsi un po’” (cfr Mc 6,31) perché trascurare il necessario riposo porta allo stress e all’agitazione. Il tempo del riposo, per chi ha portato a termine la propria missione, è necessario, doveroso e va vissuto seriamente: nel trascorrere un po’ di tempo con i famigliari e nel rispettare le ferie come momenti di ricarica spirituale e fisica; occorre imparare ciò che insegna il Qoèlet che «c’è un tempo per ogni cosa» (3,1-15).

3. C’è anche la malattia dell’“impietrimento” mentale e spirituale: ossia di coloro che posseggono un cuore di pietra e un “duro collo” (At 7,51-60); di coloro che, strada facendo, perdono la serenità interiore, la vivacità e l’audacia e si nascondono sotto le carte diventando “macchine di pratiche” e non “uomini di Dio” (cfr Eb 3,12). È pericoloso perdere la sensibilità umana necessaria per farci piangere con coloro che piangono e gioire con coloro che gioiscono! È la malattia di coloro che perdono “i sentimenti di Gesù” (cfr Fil 2,5-11) perché il loro cuore, con il passare del tempo, si indurisce e diventa incapace di amare incondizionatamente il Padre e il prossimo (cfr Mt 22,34-40). Essere cristiano, infatti, significa «avere gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Fil 2,5), sentimenti di umiltà e di donazione, di distacco e di generosità[9].

4. La malattia dell’eccessiva pianificazione e del funzionalismo. Quando l'apostolo pianifica tutto minuziosamente e crede che facendo una perfetta pianificazione le cose effettivamente progrediscano, diventando così un contabile o un commercialista. Preparare tutto bene è necessario, ma senza mai cadere nella tentazione di voler rinchiudere e pilotare la libertà dello Spirito Santo, che rimane sempre più grande, più generosa di ogni umana pianificazione (cfr Gv 3,8). Si cade in questa malattia perché «è sempre più facile e comodo adagiarsi nelle proprie posizioni statiche e immutate. In realtà, la Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo nella misura in cui non ha la pretesa di regolarlo e di addomesticarlo… - addomesticare lo Spirito Santo! - … Egli è freschezza, fantasia, novità»[10].

5. La malattia del cattivo coordinamento. Quando i membri perdono la comunione tra di loro e il corpo smarrisce la sua armoniosa funzionalità e la sua temperanza, diventando un’orchestra che produce chiasso, perché le sue membra non collaborano e non vivono lo spirito di comunione e di squadra. Quando il piede dice al braccio: “non ho bisogno di te”, o la mano alla testa: “comando io”, causando così disagio e scandalo.

6. C’è anche la malattia dell’“alzheimer spirituale”: ossia la dimenticanza della “storia della salvezza”, della storia personale con il Signore, del «primo amore» (Ap 2,4). Si tratta di un declino progressivo delle facoltà spirituali che in un più o meno lungo intervallo di tempo causa gravi handicap alla persona facendola diventare incapace di svolgere alcuna attività autonoma, vivendo uno stato di assoluta dipendenza dalle sue vedute spesso immaginarie. Lo vediamo in coloro che hanno perso la memoria del loro incontro con il Signore; in coloro che non fanno il senso deuteronomico della vita; in coloro che dipendono completamente dal loro presente, dalle loro passioni, capricci e manie; in coloro che costruiscono intorno a sé dei muri e delle abitudini diventando, sempre di più, schiavi degli idoli che hanno scolpito con le loro stesse mani.

7. La malattia della rivalità e della vanagloria[11]. Quando l’apparenza, i colori delle vesti e le insegne di onorificenza diventano l’obiettivo primario della vita, dimenticando le parole di San Paolo: «Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri» (Fil 2,1-4). È la malattia che ci porta a essere uomini e donne falsi e a vivere un falso “misticismo” e un falso “quietismo”. Lo stesso San Paolo li definisce «nemici della Croce di Cristo» perché «si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra» (Fil 3,19).

8. La malattia della schizofrenia esistenziale. E’ la malattia di coloro che vivono una doppia vita, frutto dell’ipocrisia tipica del mediocre e del progressivo vuoto spirituale che lauree o titoli accademici non possono colmare. Una malattia che colpisce spesso coloro che, abbandonando il sevizio pastorale, si limitano alle faccende burocratiche, perdendo così il contatto con la realtà, con le persone concrete. Creano così un loro mondo parallelo, dove mettono da parte tutto ciò che insegnano severamente agli altri e iniziano a vivere una vita nascosta e sovente dissoluta. La conversione è alquanto urgente e indispensabile per questa gravissima malattia (cfr Lc 15,11-32).

9. La malattia delle chiacchiere, delle mormorazioni e dei pettegolezzi. Di questa malattia ho già parlato tante volte ma mai abbastanza. E’ una malattia grave, che inizia semplicemente, magari solo per fare due chiacchiere e si impadronisce della persona facendola diventare “seminatrice di zizzania” (come satana), e in tanti casi “omicida a sangue freddo” della fama dei propri colleghi e confratelli. È la malattia delle persone vigliacche che non avendo il coraggio di parlare direttamente parlano dietro le spalle. San Paolo ci ammonisce: «Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri» (Fil 2,14-18). Fratelli, guardiamoci dal terrorismo delle chiacchiere!

10. La malattia di divinizzare i capi: è la malattia di coloro che corteggiano i Superiori, sperando di ottenere la loro benevolenza. Sono vittime del carrierismo e dell’opportunismo, onorano le persone e non Dio (cfr Mt 23,8-12). Sono persone che vivono il servizio pensando unicamente a ciò che devono ottenere e non a quello che devono dare. Persone meschine, infelici e ispirate solo dal proprio fatale egoismo (cfr Gal 5,16-25). Questa malattia potrebbe colpire anche i Superiori quando corteggiano alcuni loro collaboratori per ottenere la loro sottomissione, lealtà e dipendenza psicologica, ma il risultato finale è una vera complicità.

11. La malattia dell’indifferenza verso gli altri. Quando ognuno pensa solo a sé stesso e perde la sincerità e il calore dei rapporti umani. Quando il più esperto non mette la sua conoscenza al servizio dei colleghi meno esperti. Quando si viene a conoscenza di qualcosa e la si tiene per sé invece di condividerla positivamente con gli altri. Quando, per gelosia o per scaltrezza, si prova gioia nel vedere l’altro cadere invece di rialzarlo e incoraggiarlo.

12. La malattia della faccia funerea. Ossia delle persone burbere e arcigne, le quali ritengono che per essere seri occorra dipingere il volto di malinconia, di severità e trattare gli altri – soprattutto quelli ritenuti inferiori – con rigidità, durezza e arroganza. In realtà, la severità teatrale e il pessimismo sterile[12] sono spesso sintomi di paura e di insicurezza di sé. L’apostolo deve sforzarsi di essere una persona cortese, serena, entusiasta e allegra che trasmette gioia ovunque si trova. Un cuore pieno di Dio è un cuore felice che irradia e contagia con la gioia tutti coloro che sono intorno a sé: lo si vede subito! Non perdiamo dunque quello spirito gioioso, pieno di humor, e persino autoironico, che ci rende persone amabili, anche nelle situazioni difficili[13]. Quanto bene ci fa una buona dose di sano umorismo! Ci farà molto bene recitare spesso la preghiera di san Thomas More[14]: io la prego tutti i giorni, mi fa bene.

13.La malattia dell’accumulare: quando l’apostolo cerca di colmare un vuoto esistenziale nel suo cuore accumulando beni materiali, non per necessità, ma solo per sentirsi al sicuro. In realtà, nulla di materiale potremo portare con noi perché “il sudario non ha tasche” e tutti i nostri tesori terreni - anche se sono regali - non potranno mai riempire quel vuoto, anzi lo renderanno sempre più esigente e più profondo. A queste persone il Signore ripete: «Tu dici: sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo ... Sii dunque zelante e convertiti» (Ap 3,17-19). L’accumulo appesantisce solamente e rallenta il cammino inesorabilmente! E penso a un aneddoto: un tempo, i gesuiti spagnoli descrivevano la Compagnia di Gesù come la “cavalleria leggera della Chiesa”. Ricordo il trasloco di un giovane gesuita che, mentre caricava su di un camion i suoi tanti averi: bagagli, libri, oggetti e regali, si sentì dire, con un saggio sorriso, da un vecchio gesuita che lo stava ad osservare: questa sarebbe la “cavalleria leggera della Chiesa?”. I nostri traslochi sono un segno di questa malattia.

14.La malattia dei circoli chiusi, dove l’appartenenza al gruppetto diventa più forte di quella al Corpo e, in alcune situazioni, a Cristo stesso. Anche questa malattia inizia sempre da buone intenzioni ma con il passare del tempo schiavizza i membri diventando un cancro che minaccia l’armonia del Corpo e causa tanto male – scandali – specialmente ai nostri fratelli più piccoli. L’autodistruzione o il “fuoco amico” dei commilitoni è il pericolo più subdolo[15]. È il male che colpisce dal di dentro[16]; e, come dice Cristo, «ogni regno diviso in se stesso va in rovina» (Lc 11,17).

15.E l’ultima: la malattia del profitto mondano, degli esibizionismi[17], quando l’apostolo trasforma il suo servizio in potere, e il suo potere in merce per ottenere profitti mondani o più poteri. è la malattia delle persone che cercano insaziabilmente di moltiplicare poteri e per tale scopo sono capaci di calunniare, di diffamare e di screditare gli altri, perfino sui giornali e sulle riviste. Naturalmente per esibirsi e dimostrarsi più capaci degli altri. Anche questa malattia fa molto male al Corpo perché porta le persone a giustificare l’uso di qualsiasi mezzo pur di raggiungere tale scopo, spesso in nome della giustizia e della trasparenza! E qui mi viene in mente il ricordo di un sacerdote che chiamava i giornalisti per raccontare loro - e inventare - delle cose private e riservate dei suoi confratelli e parrocchiani. Per lui contava solo vedersi sulle prime pagine, perché così si sentiva “potente e avvincente”, causando tanto male agli altri e alla Chiesa. Poverino!
Fratelli, tali malattie e tali tentazioni sono naturalmente un pericolo per ogni cristiano e per ogni curia, comunità, congregazione, parrocchia, movimento ecclesiale, e possono colpire sia a livello individuale sia comunitario.
Occorre chiarire che è solo lo Spirito Santo - l’anima del Corpo Mistico di Cristo, come afferma il Credo Niceno-Costantinopolitano: «Credo... nello Spirito Santo, Signore e vivificatore» - a guarire ogni infermità. È lo Spirito Santo che sostiene ogni sincero sforzo di purificazione e ogni buona volontà di conversione. È Lui a farci capire che ogni membro partecipa alla santificazione del corpo e al suo indebolimento. È Lui il promotore dell’armonia[18]: “Ipse harmonia est”, dice san Basilio. Sant’Agostino ci dice: «Finché una parte aderisce al corpo, la sua guarigione non è disperata; ciò che invece fu reciso, non può né curarsi né guarirsi»[19].

La guarigione è anche frutto della consapevolezza della malattia e della decisione personale e comunitaria di curarsi sopportando pazientemente e con perseveranza la cura[20].
Dunque, siamo chiamati - in questo tempo di Natale e per tutto il tempo del nostro servizio e della nostra esistenza - a vivere «secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità» (Ef 4,15-16).

Cari fratelli!
Una volta ho letto che i sacerdoti sono come gli aerei: fanno notizia solo quando cadono, ma ce ne sono tanti che volano. Molti criticano e pochi pregano per loro. È una frase molto simpatica ma anche molto vera, perché delinea l’importanza e la delicatezza del nostro servizio sacerdotale e quanto male potrebbe causare un solo sacerdote che “cade” a tutto il corpo della Chiesa.
Dunque, per non cadere in questi giorni in cui ci prepariamo alla Confessione, chiediamo alla Vergine Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, di sanare le ferite del peccato che ognuno di noi porta nel suo cuore e di sostenere la Chiesa e la Curia affinché siano sane e risanatrici; sante e santificatrici, a gloria del suo Figlio e per la salvezza nostra e del mondo intero. Chiediamo a Lei di farci amare la Chiesa come l’ha amata Cristo, suo figlio e nostro Signore, e di avere il coraggio di riconoscerci peccatori e bisognosi della sua Misericordia e di non aver paura di abbandonare la nostra mano tra le sue mani materne.
Tanti auguri di un santo Natale a tutti voi, alle vostre famiglie e ai vostri collaboratori. E, per favore, non dimenticate di pregare per me! Grazie di cuore!

 

[1] Egli afferma che la Chiesa, essendo mysticum Corpus Christi, «richiede anche una moltitudine di membri, i quali siano talmente tra loro connessi da aiutarsi a vicenda. E come nel nostro mortale organismo, quando un membro soffre, gli altri risentono del suo dolore e vengono in suo aiuto, così nella Chiesa i singoli membri non vivono ciascuno per sé, ma porgono anche aiuto agli altri, offrendosi scambievolmente collaborazione, sia per mutuo conforto sia per un sempre maggiore sviluppo di tutto il Corpo … un Corpo costituito non da una qualsiasi congerie di membra, ma deve essere fornito di organi, ossia di membra che non abbiano tutte il medesimo compito, ma siano debitamente coordinate; così la Chiesa, per questo specialmente deve chiamarsi corpo, perché risulta da una retta disposizione e coerente unione di membra fra loro diverse» (Enc. Mystici Corporis, Parte Prima: AAS 35 [1943], 200).
[2] Cfr Rm 12,5: «Così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri».
[3] Cost. dogm. Lumen gentium, 7.
[4] Da ricordare che “il paragone della Chiesa con il corpo illumina l'intimo legame tra la Chiesa e Cristo. Essa non è soltanto radunata attorno a Lui; è unificata in Lui, nel suo Corpo. Tre aspetti della Chiesa-Corpo di Cristo vanno sottolineati in modo particolare: l'unità di tutte le membra tra di loro in forza della loro unione a Cristo; Cristo Capo del corpo; la Chiesa, Sposa di Cristo” Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, N. 789 e 795.
[6] Gesù più volte aveva fatto conoscere l’unione che i fedeli debbono avere con Lui: “Come il tralcio non può portar frutto da sé stesso se non rimane unito alla vite, così neanche voi, se non rimarrete uniti in Me. Io sono la vite, voi i tralci” (Gv 15, 4-5).
[12] Ibid, 84-86.
[13] Ibid, 2.
[14] Signore, donami una buona digestione e anche qualcosa da digerire. Donami la salute del corpo e il buon umore necessario per mantenerla. Donami, Signore, un'anima semplice che sappia far tesoro di tutto ciò che è buono e non si spaventi alla vista del male ma piuttosto trovi sempre il modo di rimetter le cose a posto. Dammi un'anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri, i lamenti, e non permettere che mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo ingombrante che si chiama "io". Dammi, Signore, il senso del buon umore. Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo per scoprire nella vita un po' di gioia e farne parte anche agli altri. Amen.
[16] Il Beato Paolo VI riferendosi alla situazione della Chiesa affermò di avere la sensazione che «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio», Omelia di Paolo VI, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Giovedì, 29 giugno 1972. Cfr. Evangelii Gaudium, 98-101.
[18] “Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Egli dà la vita, suscita i differenti carismi che arricchiscono il Popolo di Dio e, soprattutto, crea l’unità tra i credenti: di molti fa un corpo solo, il Corpo di Cristo… Lo Spirito Santo fa l’unità della Chiesa: unità nella fede, unità nella carità, unità nella coesione interiore” (Francesco, Omelia Santa Messa in Turchia, 30 novembre 2014).
[19] August. Serm., CXXXVII, 1; Migne, P. L., XXXVIII, 754.

lunedì 1 dicembre 2014

Il Breviario di Don Camillo

 TUTTO IL BREVIARIO ROMANO BILINGUE, LATINO ITALIANO

PRIMA EDIZIONE STAMPATA 
25 DICEMBRE 1931 
PRIMO BREVIARIO ITALIANO BILINGUE
PRIMO BREVIARIO ROMANO BILINGUE del Monaco Dom Edmondo Battisti OSB


ORA

PRIMA EDIZIONE ON LINE LIBERA E CONSULTABILE
1 DICEMBRE2014
 
Clicca per il collegamento a sito Divinum Officium


Sono onorato di poter leggere questa notizia così bella, un piccolo sogno avverato, e le manone di don Camillo che spostano tavoli per darli addosso ai suoi amici-nemici, ora servono per asciugare qualche lacrima che scende. Sì sono commosso! Un dono della Provvidenza che si è servita di noi ed in particolare di te carissimo  Adolfo, Salvatore e Frederik. Ma voglio dal mio canto ringraziare l'amico Napoleone che mi ha incoraggiato in questo progetto procurando per me buona parte dei fascicoli e di due preti che mi hanno trovato, con molta fatica, i restanti fascicoli mancanti. Cercare questo Breviario Romano A CURA DELL'INDIMENTICABILE PADRE Monaco Dom Edmondo Battisti OSB (A CUI DEVE ANDARE TUTTA LA NOSTRA RICONOSCENZA E PERENNE MEMORIA) è stato come cercare il Santo Graal!! Da ultimo la mia fidata fotocopiatrice che mi ha concesso di fare ottime scansioni per i riconoscimento OCR!

MA....

Ma che senso ha un Breviario utilizzabile per gli italofonici in un tempo di "nuove catacombe"?! DIO LO SA!|! Con il 2007 tutti pensavamo ad una nuova rinascita (non utilizzo il termine "primavera" perchè mi fa venire il vomito) ed ora dopo 7 anni siamo di nuovo in trincea MA feriti e divisi! Che pena, che pena!!!! 

Ma oggi è una giornata di grande gioia, un grande passo è stato compiuto, vanto nazionale, oso dire! Un lavoro ve l'assicuro CICLOPICO, solamente sognato fino a qualche mese fa: paliamo di 6000 pagine scansionate! una per una e poi rimaneggiate per prenderne il contenuto, correggendo di continuo gli errori più e più volte... tipograficamente una pazzia, se l'avvessimo fatto fare ad un professionista, ci avrebbe fornita una fattura almeno di migliaia di euro!!! 

Ma sì il lavoro è stato fatto!!!! finalmente abbiamo dischiuso la ricchezza di questo libro di Preghiera, sigillato volutamente e apparentemente buttato nell'abisso con il Concilio. E lo si capisce perché, basta leggere le meravigliose Lezioni del Breviario accuratamente omesse nelle neo "Liturgia delle Ore" per rendersi conto che i sacerdoti e religiosi ogni anno, Ufficio dopo Ufficio, si fortificavano nella fede e nella Dottrina della Chiesa Cattolica. PROVARE PER CREDERE!! Infatti dopo avere per anni utilizzato la Liturgia delle Ore, e dopo essermi accostato al Breviario Romano ho capito che, perdonatemi la metafora, La Liturgia delle Ore serve per fare una bella passeggiata in un chiostro, il Breviario Romano serve per la battaglia ma fuori, nel "mondo" con un bel fucile su un campanile!

Ora tocca a voi carissimi lettori di questo modestissimo blog, siamo a vostra disposizione per migliorare questo strumento! Magari con una bella APP su Iphone (Ipad) e Android. Sono anni infatti che l'unica APP che c'è BrevMeum, è abbandonata a se stessa senza che da anni venga aggiornata. Ovviamente sono APP fatte dai Francescani dell'Immacolata, e sappiamo tutti che ora hanno altro a cui pensare.

Questa notizia apparsa nella festa del "Primo Chiamato" Sant'Andrea, e all'inizio della Novena dell'Immacolata, dove in questo Tempo Liturgico la Madonna si mostra più materna che mai, rinvigorisca il nostro animo e ci dia la forza di riprendere, per chi l'avesse abbandonata la via della Santità e della Santificazione personale attraverso la preghiera!

don Camillo

Il Compagno Don Camillo legge il Breviario cammuffato da Pensieri di Lenin

Il sito Divinum Officium, che fornisce il testo del Breviario Romano per ogni giorno dell'anno a seconda delle rubriche scelte dall'utente (1960, 1955, Divino afflatu, etc.), contiene ora anche una traduzione italiana completa, la prima dopo quella inglese (quella ungherese è parziale). Divinum Officium è il dono a tutti i cattolici romani di Laszlo  Kiss (R.I.P.), ingegnere ungherese emigrato negli Stati Uniti, defunto nel 2011. Dopo la morte di Laszlo, un sacerdote diocesano americano ha preso le redini del progetto. Il lavoro di traduzione di questo Breviario telematico in italiano, di cui si è parlato qui e qui, non sarebbe stato possibile senza Don Camillo. Egli ha pazientemente scansionato la traduzione del Breviario Divino afflatu, di altre traduzioni posteriori incomplete e del martirologio che potete trovare nelle pagine di questo blog. Inoltre Don Camillo ha fornito il testo del Salterio: un testo molto fedele a quello latino, ma nel contempo scorrevole e musicale. Possiamo quindi dire che la versione italiana di Divinum Officium è il Breviario di Don Camillo. È doveroso ringraziare però anche i curatori del sito Inter Multiplices Una Vox, per aver concesso l’uso del loro materiale, Ora, Lege et Labora, per la traduzione della Regola di S. Benedetto, che appare nella versione monastica,  p. A.R. di Cantuale Antonianum, che ha messo a disposizione il Messale Latino Italiano del 1965. A cominciare dalla Quaresima di quest'anno, grazie all'aiuto dei volontari Adolfo, Salvatore e Frederik, che hanno riversato il contenuto delle scansioni di Don Camillo in file di testo e corretto gli errori del programma di riconoscimento di caratteri, i testi in italiano hanno cominciato ad apparire. Ora l'unico ufficio che manca è quello della Traslazione della Casa di Loreto, proprio dell'Italia ed isole limitrofe, che sarà implementato quando il programma permetterà la selezione di varianti locali. Tutto il resto c'è. 
Anche se ci auguriamo che una versione del Breviario cartacea degna di quelle artigianali di una volta venga finalmente prodotta, speriamo che questo Breviario per Ipad possa essere utile a sacerdoti in viaggio, a seminaristi che devono mantenere una certa discrezione e a tutti i laici che vogliano accostarsi a questa sublime forma di preghiera che è anche loro di diritto. 
Siete pregati di segnalare al sottoscritto errori di ortografia, termini obsoleti etc. Sono già stati cambiati tutti i laonde in poiché, desso/a in esso/a, ma probabilmente ci sono altre istanze. Se masticate di inglese, per errori nelle rubriche (la lista dei problemi aperti si trova qui), potete rivolgervi direttamente al sacerdote americano canon (punto) missae (chiocciola) gmail (punto) com. Ovviamente, utilizzate  il campo dei commenti per eventuali domande. 
Grazie in anticipo se nelle vostre orazioni vi ricorderete  dell'anima di Laszlo e dei suoi successori in questo progetto!

domenica 9 novembre 2014

Non abbiate paura, la Chiesa è nostra Madre!

Ringraziando di cuore i nostri amici e collaboratori che hanno tradotto il Breviario Romano, da questo stesso prendo la lettura nella Festa della Cattedrale di Roma! Dicono autori russi che la "Bellezza Salverà il mondo", credo che la bellezza  di questa fede scolpita nel marmo salverà la Chiesa da questa immane crisi! CORAGGIO!

 




"I riti, che la Chiesa Romana osserva nella consacrazione delle Chiese e degli altari, furono istituiti dal Papa san Silvestro I. Benché ci fossero fin dai tempi degli Apostoli dei luoghi dedicati a Dio, e chiamati ora oratori, ora chiese, dove la domenica si tenevano le adunanze, e il popolo cristiano costumava di pregare, udire la parola di Dio e di ricevere l'Eucarestia , tuttavia non si consacravano con tanta solennità, non vi si erigevano ancora altari in titolo, che, unti col crisma, rappresentassero nostro Signor Gesù Cristo, ch'è nostro altare, ostia e pontefice.
Ma allorché l'imperatore Costantino ebbe ottenuta col sacramento del battesimo la sanità e la salute dell'anima, allora egli emanò una legge colla quale per la prima volta si permetteva in tutto il mondo ai Cristiani di costruire chiese; ed egli li eccitò alla costruzione di edifici sacri, non solo col suo editto, ma ancora coll'esempio. Infatti, dedicò nel suo palazzo di Laterano una chiesa al Salvatore, e contiguo ad esso fondò il battistero sotto il nome di san Giovanni Battista, nel luogo stesso ove egli era stato battezzato da san Silvestro, e guarito dalla lebbra dell' infedeltà; (chiesa) che consacrò lo stesso Pontefice il 9 Novembre. E noi quest'oggi celebriamo la memoria di questa consacrazione, perché in questo giorno fu fatta a Roma la prima consacrazione pubblica d'una chiesa, e apparve al popolo Romano l'immagine del Salvatore dipinta sulla parete.
Che, se poi il beato Silvestro consacrando l'altare del Principe degli Apostoli, ordinò che gli altari quindinnanzi fossero di pietra; pure l'altare della basilica del Laterano fu fatto di legno. Né ciò stupisca, perché da san Pietro fino a san Silvestro, non potendo aver i Papi, a causa delle persecuzioni, una residenza fissa, dovunque li costringeva la necessità, sia nelle cripte, sia nei cimiteri, sia nelle case di persone pie, essi offrivano il S. Sacrificio su questo altare di legno fatto a guisa di arca. Resa poi la pace alla Chiesa, san Silvestro, in onore del Principe degli Apostoli, che si dice aver celebrato sopra questo altare, e di tutti gli altri Pontefici che se n'erano serviti fino allora per la celebrazione dei santi misteri, lo collocò nella prima chiesa del Laterano, ordinando che in seguito nessun altro, all'infuori del Romano Pontefice, vi celebrasse la Messa. Questa Chiesa, rovinata da incendi, devastazioni e terremoti, restaurata sempre con gran cura dai sommi Pontefici, e in seguito interamente ricostruita, il sommo Pontefice Benedetto XIII, dell'ordine dei Predicatori, la consacrò solennemente il 28 Aprile dell'anno 1726, e stabilì che se ne celebrasse la memoria quest'oggi. Ciò che poi Pio IX aveva deciso di fare, lo compì Leone XIII prolungando ed allargando, con ingenti spese il coro dell'altare maggiore, cadente per effetto del tempo; rifacendo II vecchio mosaico, già restaurato in molte parti, secondo l'antico esemplare e trasportandolo nella nuova abside magnificamente e artisticamente decorata, facendo restaurare, con rifacimento del soffitto di legno, la nave della crociera nell'anno 1884, coll'aggiunta di una sagrestia, di un'abitazione per canonici, e di una galleria contigua conducente al battistero di Costantino."
Breviarium Romanum:

Quinto Idus Novembris Luna septima decima Anno 2014 Domini  
Romae, in Laterano, Dedicatio Basilicae sanctissimi Salvatoris, 
quae omnium Urbis et Orbis Ecclesiarum est mater et caput. 

Preghiamo
O Dio, tu ogni anno rinnovi per noi la festa della dedicazione di questo tuo sacro tempio, e ci dai la grazia di partecipare ancora ai santi misteri: ascolta le preghiere del tuo popolo, e chiunque entra in questo tempio a pregarti abbia la gioia di ottenere i tuoi benefici.
 
 

giovedì 22 maggio 2014

Breviarium Romano tradotto in ITALIANO: primo aggiornamento.



Come promesso dopo tanto cercare ho trovato una prima Tipografia. Riporto di seguito il primo preventivo per la riedizione di tutto il Breviario Romano bilingue: Latino-Italiano.  I prezzi sono quelli che sono, oggi è la nascita al cielo di Santa Rita da Cascia, della Santa della "cause disperate", chi meglio di Lei può intercedere affichè si trovi un benefattore disposto a finanziare tutta l'opera?

E' un'opera che manca nell'universo editoriale cattolico. Molti mi hanno scritto ringraziandomi del lavoro di traduzione nel sito  Divinum Officium, che ricordo che non è merito mio, ma del blogger Bedwere e di bravi fedeli che seguono questo blog e condividono questo lavoro di restaurazione Liturgica. Ma ovviamente un Breviario stampato è tutta un altra cosa.

Approfondiremo nei commenti!



domenica 23 marzo 2014

Progetto per la pubblicazione del Breviario Romano bilingue.

EDIT: 22/05/2014 Primo aggiornamento: il primo Preventivo

Ecco un opera che manca e che è attesa un po' da tutti coloro che stimano il Rito Romano.







Un obiettivo sicuramente ambizioso. Verrebbe stampato il Breviarium Romanum bilingue latino e italiano integrale secondo le rubriche Divino afflatu di San Pio X, poichè è più completo e si può utilizzare anche con le rubriche di Papa Giovanni XXIII Rubricarum instructum del 1960. Ovviamente con le opportune istruzioni allegate nella nuova stampa. 
Siamo molto avanti con questa opera, grazie all'aiuto generoso di alcuni sacerdoti e religiosi che si sono prestati a dare il loro apporto e si conta di poter pubblicare il Breviario Romano, Dio piacendo, entro Natale prossimo.

Certamente per fare questo lavoro c'è bisogno di tanto lavoro e anche della generosità di qualche sponsor. Parliamo ovviamente di migliaia di euro.

C'è però un lavoro intermedio che è tanto importante quanto urgente e tutti possono contribuire.
Completare il sito divinumofficium.com con la traduzione delle lezioni.


http://divinumofficium.com/cgi-bin/horas/officium.pl#


Da qualche mese alcuni amici dopo aver condiviso il Salterio tradotto mi hanno chiesto di fare qualcosa per questo sito che offre gratuitamente tutta la ricchezza del Breviario Romano seguendo diverse Rubriche con due diverse traduzioni inglese e magiaro. E chi segue un po' questo sito si sarà accorto che è presente anche l'opzione ITALIANO al momento incompleta.
Debbo ringraziare il blogger Bedwere che ha pubblicato le mie traduzioni dei salmi ed ora ha bisogno di volontari per inserire le traduzioni delle lezioni. Non è richiesta una conoscenza del latino ma di fare un lavoro di copia ed incolla.
Pertanto segnalo questa email bedwere@yahoo.com dove potete prendere contatti e dove sono certo Bedwere vi darà tutte le istruzioni al riguardo.



Io personalmente utilizzo sovente questo sito che è diventato indispensabile quando mi devo assentare dei giorni per lavoro.
Prego un po' tutti di spargere la voce magari linkando questa pagina nei blog tradizionalisti che seguite abitualmente. Oppure segnalando ai gestori delle varie applicazioni per Ipad e Iphone e Android.
Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti in merito.