Le pagine di don Camillo
lunedì 25 dicembre 2017
lunedì 25 settembre 2017
Correctio filialis de haeresibus propagatis.
Riporto l'articolo di di Francesco Filipazzi mi pare molto chiaro ed esaustivo. C'è poco altro da aggiungere... la Chiesa Cattolica è giunta al bivio, la Madonna ci aiuti.
Tanto tuonò che piovve. Di una correzione ad Amoris Laetitia si parlava da lungo tempo e questa mattina, 24 settembre 2017, è stata finalmente pubblicato un documento di correzione filiale, da parte di un gruppo di sacerdoti e studiosi, alla ormai tristemente nota esortazione post sinodale che tanto male ha fatto alla Chiesa negli ultimi anni. Il documento, Correctio filialis de haeresibus propagatis, è fermo, ma estremamente rispettoso, oltre che lungo e documentato. Si tratta di 17 pagine più 10 di note. Difficilmente potrà essere liquidato come una barzelletta, anche se il tentativo di farlo è già in atto. In primo luogo, il documento è stato presentato al Santo Padre due mesi fa, ma siccome non ha ricevuto risposta è stato reso pubblico oggi. In secondo luogo la stampa schierata sta già cercando di attuare le ben note tecniche orwelliane di disinnesco. Tornielli su la Stampa (seguito poi dagli altri giornali) è arrivato a dedicare il titolo del suo pezzo totalmente ad Ettore Gotti Tedeschi, uno dei 62 firmatari. Perché questa condotta? Per acrimonia personale, certamente, ma anche per cercare di sviare dal contenuto specifico del documento, che andiamo ad illustrarvi. Eppure lo stesso Gotti Tedeschi spiega il senso del gesto: «È una supplica scritta da teologi, non parla di eresie ma dice che indirettamente potrebbe facilitare eresie. Sia chiaro: io non accuso il Papa, io gli voglio bene. Io sono per la Chiesa e per il Papa e non mi distaccherò mai nè dalla Chiesa nè dal Papa. Il documento è un atto devoto, un invito alla riflessione».
Il documento è scaricabile in varie lingue su: correctiofilialis.org
Le note. Come già detto, ci sono 10 pagine di note. Esse coinvolgono i Vangeli, le Lettere, pronunciamenti di sommi pontefici compreso Giovanni Paolo II, concilii (compreso il Vaticano II) e altri documenti canonici. Questo è già sufficiente per capire che non si sta sparando nel mucchio, ma estensori e firmatari del documento sono ben consapevoli di inserirsi all'interno dei pronunciamenti ufficiali della Chiesa.
Questo documento è lecito. «Dalla legge naturale: poiché come gli inferiori per natura hanno il dovere di obbedire ai loro superiori in tutte le cose previste dalla legge, così essi hanno il diritto di essere governati secondo la legge e pertanto di insistere, qualora ci fosse bisogno, che i loro superiori così governino». Gli estensori citano quindi l'episodio di San Paolo e della sua correzione a San Pietro, con relativi commenti di San Tommaso e Sant'Agostino.
L'infallibilità papale. Il centro del documento è, a parere di chi scrive, il chiarimento della questione dell'infallibilità papale, che discende direttamente dalla proclamazione del dogma. In particolare la Pastor Aeternus dice «[…] ai successori di Pietro è stato promesso lo Spirito Santo non perché per sua rivelazione manifestassero una nuova dottrina, ma perché con la sua assistenza custodissero santamente ed esponessero fedelmente la rivelazione trasmessa dagli apostoli, cioè il deposito della fede». Si cita poi una nota dei vescovi tedeschi, ai tempi approvata da Pio IX, secondo cui «l’opinione secondo cui il papa è “un sovrano assoluto in ragione della sua infallibilità” è basata su una comprensione completamente falsa del dogma dell’infallibilità papale». Si sottolinea poi che «le dichiarazioni di Vostra Santità non possono avere un’autorità maggiore di quella dei papi precedenti».
L'avallo degli errori da parte di Bergoglio. «Di conseguenza [dopo Amoris Laetitia], si sono diffusi eresie e altri errori nella Chiesa; mentre alcuni vescovi e cardinali hanno continuato a difendere le verità divinamente rivelate circa il matrimonio, la legge morale e la recezione dei sacramenti, altri hanno negato queste verità e da Vostra Santità non hanno ricevuto un rimprovero ma un favore». Si nota che, mentre molti Vescovi che hanno inteso mantenere la continuità con la dottrina di sempre, altri hanno agito in modo opposto e proprio questi ultimi sono stati avallati dal Papa. Successivamente nel documento vengono citate la mancata risposta ai dubia, l'inserimento nella Relatio del Sinodo di tesi non votate dai due terzi dei partecipanti, l'avallo alle tesi di Schonborn, l'appoggio alle tesi dei vescovi argentini, le linee guida della diocesi di Roma, la promozione di mons. Paglia e quella di mons. Kevin Farrel, la pubblicazione sull'Osservatore Romano delle tesi del vescovo di Malta.
I passaggi di AL non conformi. I passaggi problematici di AL sono quindi il 295, 296, 297, 298, 298, 299, 300, 301, 303, 304, 305, 308, 311.
Il modernismo e Lutero. Le tesi erronee propagandate dopo Amoris Laetitia discendono dal modernismo e da un incomprensibile afflato per le tesi luterane. Per ribattere alle tesi moderniste vengono ribaditi gli insegnamenti della Chiesa riguardo la Verità rivelata e si dimostra che il matrimonio non sacramentale è un'idea di Martin Lutero che però va rigettata.
Le 7 affermazioni non in linea con la tradizione della Chiesa. Il documento nota come in numerose uscite pubbliche Papa Francesco abbia confermato le affermazioni non in linea con l'insegnamento di sempre. Esse sono:
1) “Una persona giustificata non ha la forza con la grazia di Dio di adempiere i comandamenti oggettivi della legge divina, come se alcuni dei comandamenti fossero impossibili da osservare per colui che è giustificato; o come se la grazia di Dio, producendo la giustificazione in un individuo, non producesse invariabilmente e di sua natura la conversione da ogni peccato grave, o che non fosse sufficiente alla conversione da ogni peccato grave”.
2) “I cristiani che hanno ottenuto il divorzio civile dal coniuge con il quale erano validamente sposati e hanno contratto un matrimonio civile con un’altra persona (mentre il coniuge era in vita); i quali vivono more uxorio con il loro partner civile e hanno scelto di rimanere in questo stato con piena consapevolezza della natura della loro azione e con il pieno consenso della volontà di rimanere in questo stato, non sono necessariamente nello stato di peccato mortale, possono ricevere la grazia santificante e crescere nella carità”.
3) “Un cristiano può avere la piena conoscenza di una legge divina e volontariamente può scegliere di violarla in una materia grave, ma non essere in stato di peccato mortale come risultato di quell’azione”.
4) “Una persona, mentre obbedisce alla legge divina, può peccare contro Dio in virtù di quella stessa obbedienza”.
5) “La coscienza può giudicare veramente e correttamente che talvolta gli atti sessuali tra persone che hanno contratto tra loro matrimonio civile, quantunque uno dei due o entrambi siano sacramentalmente sposati con un’altra persona, sono moralmente buoni, richiesti o comandati da Dio”.
6) “I principi morali e le verità morali contenute nella Divina Rivelazione e nella legge naturale non includono proibizioni negative che vietano assolutamente particolari generi di azioni che per il loro oggetto sono sempre gravemente illecite”.
7) “Nostro Signore Gesù Cristo vuole che la Chiesa abbandoni la sua perenne disciplina di rifiutare l’Eucaristia ai divorziati risposati e di rifiutare l’assoluzione ai divorziati risposati che non manifestano la contrizione per il loro stato di vita e un fermo proposito di emendarsi”.
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Tanto tuonò che piovve. Di una correzione ad Amoris Laetitia si parlava da lungo tempo e questa mattina, 24 settembre 2017, è stata finalmente pubblicato un documento di correzione filiale, da parte di un gruppo di sacerdoti e studiosi, alla ormai tristemente nota esortazione post sinodale che tanto male ha fatto alla Chiesa negli ultimi anni. Il documento, Correctio filialis de haeresibus propagatis, è fermo, ma estremamente rispettoso, oltre che lungo e documentato. Si tratta di 17 pagine più 10 di note. Difficilmente potrà essere liquidato come una barzelletta, anche se il tentativo di farlo è già in atto. In primo luogo, il documento è stato presentato al Santo Padre due mesi fa, ma siccome non ha ricevuto risposta è stato reso pubblico oggi. In secondo luogo la stampa schierata sta già cercando di attuare le ben note tecniche orwelliane di disinnesco. Tornielli su la Stampa (seguito poi dagli altri giornali) è arrivato a dedicare il titolo del suo pezzo totalmente ad Ettore Gotti Tedeschi, uno dei 62 firmatari. Perché questa condotta? Per acrimonia personale, certamente, ma anche per cercare di sviare dal contenuto specifico del documento, che andiamo ad illustrarvi. Eppure lo stesso Gotti Tedeschi spiega il senso del gesto: «È una supplica scritta da teologi, non parla di eresie ma dice che indirettamente potrebbe facilitare eresie. Sia chiaro: io non accuso il Papa, io gli voglio bene. Io sono per la Chiesa e per il Papa e non mi distaccherò mai nè dalla Chiesa nè dal Papa. Il documento è un atto devoto, un invito alla riflessione».
Il documento è scaricabile in varie lingue su: correctiofilialis.org
Le note. Come già detto, ci sono 10 pagine di note. Esse coinvolgono i Vangeli, le Lettere, pronunciamenti di sommi pontefici compreso Giovanni Paolo II, concilii (compreso il Vaticano II) e altri documenti canonici. Questo è già sufficiente per capire che non si sta sparando nel mucchio, ma estensori e firmatari del documento sono ben consapevoli di inserirsi all'interno dei pronunciamenti ufficiali della Chiesa.
Questo documento è lecito. «Dalla legge naturale: poiché come gli inferiori per natura hanno il dovere di obbedire ai loro superiori in tutte le cose previste dalla legge, così essi hanno il diritto di essere governati secondo la legge e pertanto di insistere, qualora ci fosse bisogno, che i loro superiori così governino». Gli estensori citano quindi l'episodio di San Paolo e della sua correzione a San Pietro, con relativi commenti di San Tommaso e Sant'Agostino.
L'infallibilità papale. Il centro del documento è, a parere di chi scrive, il chiarimento della questione dell'infallibilità papale, che discende direttamente dalla proclamazione del dogma. In particolare la Pastor Aeternus dice «[…] ai successori di Pietro è stato promesso lo Spirito Santo non perché per sua rivelazione manifestassero una nuova dottrina, ma perché con la sua assistenza custodissero santamente ed esponessero fedelmente la rivelazione trasmessa dagli apostoli, cioè il deposito della fede». Si cita poi una nota dei vescovi tedeschi, ai tempi approvata da Pio IX, secondo cui «l’opinione secondo cui il papa è “un sovrano assoluto in ragione della sua infallibilità” è basata su una comprensione completamente falsa del dogma dell’infallibilità papale». Si sottolinea poi che «le dichiarazioni di Vostra Santità non possono avere un’autorità maggiore di quella dei papi precedenti».
L'avallo degli errori da parte di Bergoglio. «Di conseguenza [dopo Amoris Laetitia], si sono diffusi eresie e altri errori nella Chiesa; mentre alcuni vescovi e cardinali hanno continuato a difendere le verità divinamente rivelate circa il matrimonio, la legge morale e la recezione dei sacramenti, altri hanno negato queste verità e da Vostra Santità non hanno ricevuto un rimprovero ma un favore». Si nota che, mentre molti Vescovi che hanno inteso mantenere la continuità con la dottrina di sempre, altri hanno agito in modo opposto e proprio questi ultimi sono stati avallati dal Papa. Successivamente nel documento vengono citate la mancata risposta ai dubia, l'inserimento nella Relatio del Sinodo di tesi non votate dai due terzi dei partecipanti, l'avallo alle tesi di Schonborn, l'appoggio alle tesi dei vescovi argentini, le linee guida della diocesi di Roma, la promozione di mons. Paglia e quella di mons. Kevin Farrel, la pubblicazione sull'Osservatore Romano delle tesi del vescovo di Malta.
I passaggi di AL non conformi. I passaggi problematici di AL sono quindi il 295, 296, 297, 298, 298, 299, 300, 301, 303, 304, 305, 308, 311.
Il modernismo e Lutero. Le tesi erronee propagandate dopo Amoris Laetitia discendono dal modernismo e da un incomprensibile afflato per le tesi luterane. Per ribattere alle tesi moderniste vengono ribaditi gli insegnamenti della Chiesa riguardo la Verità rivelata e si dimostra che il matrimonio non sacramentale è un'idea di Martin Lutero che però va rigettata.
Le 7 affermazioni non in linea con la tradizione della Chiesa. Il documento nota come in numerose uscite pubbliche Papa Francesco abbia confermato le affermazioni non in linea con l'insegnamento di sempre. Esse sono:
1) “Una persona giustificata non ha la forza con la grazia di Dio di adempiere i comandamenti oggettivi della legge divina, come se alcuni dei comandamenti fossero impossibili da osservare per colui che è giustificato; o come se la grazia di Dio, producendo la giustificazione in un individuo, non producesse invariabilmente e di sua natura la conversione da ogni peccato grave, o che non fosse sufficiente alla conversione da ogni peccato grave”.
2) “I cristiani che hanno ottenuto il divorzio civile dal coniuge con il quale erano validamente sposati e hanno contratto un matrimonio civile con un’altra persona (mentre il coniuge era in vita); i quali vivono more uxorio con il loro partner civile e hanno scelto di rimanere in questo stato con piena consapevolezza della natura della loro azione e con il pieno consenso della volontà di rimanere in questo stato, non sono necessariamente nello stato di peccato mortale, possono ricevere la grazia santificante e crescere nella carità”.
3) “Un cristiano può avere la piena conoscenza di una legge divina e volontariamente può scegliere di violarla in una materia grave, ma non essere in stato di peccato mortale come risultato di quell’azione”.
4) “Una persona, mentre obbedisce alla legge divina, può peccare contro Dio in virtù di quella stessa obbedienza”.
5) “La coscienza può giudicare veramente e correttamente che talvolta gli atti sessuali tra persone che hanno contratto tra loro matrimonio civile, quantunque uno dei due o entrambi siano sacramentalmente sposati con un’altra persona, sono moralmente buoni, richiesti o comandati da Dio”.
6) “I principi morali e le verità morali contenute nella Divina Rivelazione e nella legge naturale non includono proibizioni negative che vietano assolutamente particolari generi di azioni che per il loro oggetto sono sempre gravemente illecite”.
7) “Nostro Signore Gesù Cristo vuole che la Chiesa abbandoni la sua perenne disciplina di rifiutare l’Eucaristia ai divorziati risposati e di rifiutare l’assoluzione ai divorziati risposati che non manifestano la contrizione per il loro stato di vita e un fermo proposito di emendarsi”.
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Note tratte dal Documento in questione che evidenziano i testi Magisteriale contro le 7 afferanzioni non in linea con la Tradizione della Chiesa:
1) Concilio di Trento, sessione 6, canone 18: «Se qualcuno afferma che i comandamenti di Dio sono impossibili da oss ervare per un uomo che è giustificato e stabilito nella grazia, sia su di lui l’anatema» (DH 1568). Vedi anche: Gn 4:7; Dt 30:11 - 19; Sir 15: 11 - 22; Mc 8:38; Lc 9:26; Eb 10:26 - 29; 1Gv 5:17; Zosimo, 15° (or 16°) Sinodo di Cartagine, can. 3 sulla grazia, DH 2 25; Felice III, II Sinodo di Orange, DH 397; Concilio di Trento, sessione 5, canone 5; sessione 6, canoni 18 - 20, 22, 27 e 29; Pio V, Bolla Ex omnibus afflictionibus , Circa gli errori di Michele Baio, 54, (DH 1954); Innocenzo X, Const. Cum occasione , Circa gli errori di Cornelio Jansen, 1 (DH 2001); Clemente XI, Const. Unigenitus , Circa gli errori di Pasquier Quesnel, 71 (DH 2471); Giovanni Paolo II, Esortazione Ap. Reconciliatio et paenitentia 17, AAS 77 (1985) 222; Id., Veritatis splendor 65 - 70, AAS 85 (19 93) 1185 - 89 (DH 4964 - 67)
2) Mc 10, 11 - 12: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio». Vedi anche: Es. 20:14; Mt. 5:32, 19:9; Lc 16:18; 1Cor 7: 10 - 11; Eb 10:26 - 29; Concilio di Trento, Sessione 6, canoni 19 - 21, 27; Sessione 24, canoni 5 and 7; Innocenzo XI, Proposizioni condannate dei ‘Lassisti’, 62 - 63 (DH 2162 - 63); Alessandro VIII, Decreto del Santo Uffizio sul ‘Peccato Filosofico, DH 2291; Giovanni Paolo II, Veritatis splendor , 65 - 70, AAS 85 (1993) 1185 - 89 (DH 4964 - 67).
3) Concilio di Trento, sessione 6, canone 20: «Se qualcuno afferma che un uomo giustificato, per quanto perfetto egli possa essere, non è tenuto ad osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa ma è tenuto soltanto a credere, come se il Vangelo fosse solo una promessa assoluta di vita eterna senza la condizione che i comandamenti siano osservati, sia l'anatema su di lui» (DH 1570). Vedi anche: Mc 8:38; Lc 9:26; Eb 10:26 - 29; 1G v 5:17; Concilio di Trento, sessione 6, canoni 19 and 27; Clemente XI, Const. Unigenitus , Circa gli errori di Pasquier Quesnel, 71 (DH 2471); Giovanni Paolo II, Esortazione Ap. 17, AAS 77 (1985) 222; Id., Veritatis splendor , 65 - 70, AAS 85 (1993) 1185 - 89 (D H 4964 - 67).
4) Sal 18, 8: «La legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima». Vedi anche: Sir 15:21; Concilio di Trento, sessione 6, canone 20; Clemente XI, Const. Unigenitus , Circa gli errori di Pasquier Quesnel, 71 (DH 2471); Leone XIII, Libertas prae stantissimum , ASS 20 (1887 - 88) 598 (DH 3248); Giovanni Paolo II, Veritatis splendor , 40, AAS 85 (1993) 1165 (DH 4953).
5) Concilio di Trento, sessione 6, canone 21: «Se qualcuno afferma che Gesù Cristo è stato dato da Dio agli uomini come un redentore nel quale avere fede ma non anche come un legislatore al quale sono tenuti ad obbedire, che l'anatema sia su di lui» (DH 1571). Concilio di Trento, sessione 24, canone 2: «Se qualcuno afferma che è lecito per i Cristiani avere più mogli allo stesso tempo, e c he ciò non è proibito da alcuna legge divina, sia su di lui l’anatema" (DH 1802). Concilio di Trento, sessione 24, canone 5: "Se qualcuno afferma che il legame del matrimonio può essere disciolto per causa di eresia o difficoltà nella coabitazione o a caus a della volontaria assenza di uno dei coniugi, sia su di lui l’anatema» (DH 1805) Concilio di Trento, sessione 24, canone 7: «Se qualcuno afferma che la Chiesa è in errore per aver insegnato e per insegnare tuttora che, in accordo con la dottrina evangelic a ed apostolica, il legame matrimoniale non può essere disciolto per causa di adulterio da parte di uno dei coniugi e che nessuno dei due, nemmeno l'innocente che non ha dato alcun motivo di infedeltà, può contrarre un altro matrimonio durante la vita dell ’altro, e che il marito che ripudia una moglie adultera e si sposa di nuovo e la moglie che ripudia il marito adultero e si sposa di nuovo sono entrambi colpevoli di adulterio, sia su di lui l'anatema» (DH 1807). Vedi anche: Sal 5,5; Sal 18,8 - 9; Ecclesiast ico 15,21; Eb 10,26 - 29; Gc. 1:13; 1Gv 3,7; Innocenzo XI, Proposizioni condannate dei ‘Lassisti’, 62 - 63 (DH 2162 - 63); Clemente XI, Const. Unigenitus , Circa gli errori di Pasquier Quesnel, 71 (DH 2471); Leone XIII, Lettera enc. Libertas praestantissimum , ASS 20 (1887 - 88) 598 (DH 3248); Pio XII, Decreto del Santo Uffizio sull’etica della situazione, DH 3918; Concilio Vaticano II, Gaudium et spes , 16; Giovanni Paolo II, Veritatis splendor , 54, AAS 85 (1993): 1177; Catechismo della Chiesa Cattolica, 1786 - 87 .
6) Giovanni Paolo II, Veritatis splendor 115: «Ciascuno di noi conosce l’importanza della dottrina che rappresenta il nucleo dell'insegnamento di questa Enciclica e che oggi viene richiamata con l’autorità del successore di Pietro. Ciascuno di noi può a vvertire la gravità di quanto è in causa, non solo per le singole persone ma anche per l'intera società, con la riaffermazione dell'universalità e della immutabilità dei comandamenti morali, e in particolare di quelli che proibiscono sempre e senza eccezio ni gli atti intrinsecamente cattivi» (DH 4971). Vedi anche: Rom 3,8; 1Cor 6: 9 - 10; Gal 5: 19 - 21; Ap 22:15; Concilio Lateranense IV, cap. 22 (DH 815); Concilio di Costanza, Bolla Inter cunctas , 14 (DH 1254); Paolo VI, Humanae vitae , 14, AAS 60 (1968) 490 - 91 ; Giovanni Paolo II, Veritatis splendor , 83, AAS 85 (1993) 1199 (DH 4970).
7) 1 Cor. 11, 27: “Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore”. Giovanni Paolo II, Esortazione Ap. Fam iliaris consortio , 84: «La riconciliazione nel sacramento della penitenza - che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico - può essere accordata solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramen te disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l’indissolubilità del matrimonio. Ciò comporta, in concreto, che quando l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l’obbligo della s eparazione, «assumono l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi». Concilio Lateranense II, canone 20: «Poiché vi è una cosa che in modo evidente causa grave turbamento alla santa Chiesa, ovvero la falsa penitenza, ammoniamo i nostri fratelli nello episcopato e i sacerdoti di non permettere che le anime dei laici siano ingannate o trascinate in inferno da false penitenze. È certo che una penitenza è falsa quando molti peccati sono ignorati ed una penitenza è fatta per uno solo, o quando è fatta in modo tale che il penitente non rinuncia ad un altro» (DH 717). Vedi anche: Mt 7,6; Mt 22,11 - 13; 1Cor 11:27 - 29; Eb 13:8; Concilio di Trento, sessione 14, Decreto sulla penitenza, cap. 4; Concilio di Trento, session e 13, Decreto sulla SS. Eucaristia (DH 1646 - 47); Innocenzo XI, Proposizioni condannate dei ‘Lassisti’, 60 - 63 (DH 2160 - 63); Catechismo della Chiesa Cattolica, 1451, 1490.
Siamo sempre più soli e indifesi.
Si è spento nel Signore mons. Brunero Fiorello Gherardini (Prato, 10 febbraio 1925 – Roma, 22 settembre 2017) è stato un presbitero e teologo italiano, direttore della rivista di studi teologici Divinitas e canonico di San Pietro, nonché decano emerito della facoltà di teologia della Pontificia Università Lateranense.
Mons. Gherardini è autore di più d’ottanta libri e di centinaia di altre pubblicazioni. Tra le opere più recenti: Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare, Casa Mariana Editrice, Frigento 2009; Quod et tradidi vobis. La tradizione, vita e giovinezza della Chiesa, Casa Mariana Editrice, Frigento 2010; Concilio Vaticano II. Il discorso mancato, Lindau, Torino 2011; Credo in Gesù Cristo, VivereIn, Monopoli 2012; Il Vaticano II. Alle radici d’un equivoco. Lindau, Torino 2012. Contrappunto conciliare, Lindau Torino 2013. In questi volumi egli offre preziosi strumenti per interpretare il dramma religioso del nostro tempo.
La scomparsa di mons. Gherardini, teologo insigne e maestro di generazioni di sacerdoti, è una grave perdita per il mondo cattolico. Lo studio delle sue ultime opere è necessario per tutti coloro che vogliono comprendere le radici della crisi in cui oggi è immersa la Chiesa cattolica.
Requiescat in pace
giovedì 6 aprile 2017
Comunicato della Casa generalizia a proposito della lettera della Commissione Ecclesia Deiriguardante il matrimonio dei fedeli della Fraternità San Pio X (4 aprile 2017)
Comunicato della Casa generalizia
a proposito della lettera della Commissione Ecclesia Deiriguardante il matrimonio dei fedeli
della Fraternità San Pio X (4 aprile 2017)
a proposito della lettera della Commissione Ecclesia Deiriguardante il matrimonio dei fedeli
della Fraternità San Pio X (4 aprile 2017)
Così come
per le disposizioni prese da Papa Francesco che accordano la facoltà di
confessare ai sacerdoti della Fraternità San Pio X per l'Anno Santo (1°
settembre 2015), facoltà poi estesa al di là dell'Anno Santo (20
novembre 2015), la Casa generalizia apprende che il Santo Padre «ha
deciso di autorizzare i Rev.mi Ordinari del luogo perché possano
concedere anche licenze per la celebrazione di matrimoni dei fedeli che
seguono l’attività pastorale della Fraternità» (Lettera della
Congregazione per la Dottrina della Fede del 27 marzo 2017, pubblicato
in data odierna).
Tale
decisione del Sommo Pontefice prevede che: «Sempre che sia possibile, la
delega dell’Ordinario per assistere al matrimonio verrà concessa ad un
sacerdote della diocesi (o comunque ad un sacerdote pienamente regolare)
perché accolga il consenso delle parti nel rito del Sacramento che,
nella liturgia del Vetus ordo, avviene all’inizio della Santa
Messa, seguendo poi la celebrazione della Santa Messa votiva da parte di
un sacerdote della Fraternità».
Ma essa
dispone parimenti che: «Laddove ciὸ non sia possibile, o non vi siano
sacerdoti della diocesi che possano ricevere il consenso delle parti,
l’Ordinario può concedere di attribuire direttamente le facoltà
necessarie al sacerdote della Fraternità che celebrerà anche la Santa
Messa, ammonendolo del dovere di far pervenire alla Curia diocesana
quanto prima la documentazione della celebrazione del Sacramento».
La
Fraternità San Pio X ringrazia profondamente il Santo Padre per la sua
sollecitudine pastorale, così com'è espressa attraverso la lettera della
Commissione Ecclesia Dei, al fine di togliere la «incertezza
circa la validità del sacramento del matrimonio». Il Papa Francesco
vuole chiaramente che, come per le confessioni, tutti i fedeli che
desiderano sposarsi in presenza di un sacerdote della Fraternità San Pio
X, possano farlo senza alcuna inquietudine riguardo alla validità del
sacramento. C'è da augurarsi che tutti i Vescovi condividano la stessa
sollecitudine pastorale.
I
sacerdoti della Fraternità San Pio X si adopereranno fedelmente, come
fanno sin dalla loro ordinazione, a preparare al matrimonio i futuri
sposi, secondo la dottrina immutabile di Cristo circa l'unità e
l'indissolubilità del matrimonio (cf. Mt 19, 16), prima di ricevere il consenso secondo il rito tradizionale della Santa Chiesa.
Menzingen, 4 aprile 2017
(fonte: FSSPX/MG – DICI del 04/04/17)
domenica 25 dicembre 2016
lunedì 21 novembre 2016
Papa Francesco ha risolto oggi lo "scisma lefebvre", forzando il diritto canonico e anche la ragione... ma vabbuò... almeno è qualcosa.
Nell’Anno del Giubileo, il Papa aveva concesso ai fedeli che per diversi motivi frequentano le chiese della Fraternità San Pio X (i lefebvriani) di ricevere validamente e lecitamente l’assoluzione sacramentale dei loro peccati. «Per il bene pastorale di questi fedeli, e confidando nella buona volontà dei loro sacerdoti perché si possa recuperare, con l’aiuto di Dio, la piena comunione nella Chiesa Cattolica, stabilisco per mia propria decisione di estendere questa facoltà oltre il periodo giubilare».
Queste novità che io avevo già preannunciato, sono contenute nel documento di fine Anno Santo intitolato Misericordia et misera, un titolo preso dalle due parole che sant’Agostino utilizza per raccontare l’incontro tra Gesù e l’adultera. «Non poteva trovare espressione più bella e coerente di questa per far comprendere il mistero dell’amore di Dio quando viene incontro al peccatore: Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia».
Comunicato ufficiale della Fraternità San Pio X
venerdì 14 ottobre 2016
lunedì 16 maggio 2016
"Ma tanto e Diaconesse già ci sono"...
Un archimandrita, mi chiama dalla Grecia e mi commenta il TWEET di Angelo Becciu: "il vostro Papa frena, ma di fatto già per noi ci sono da un pezzo le Diaconesse nella Chiesa Romana"... a nulla sono servite le mie parole per metterci una pezza pietosa del tipo: "non non è vero, questa cosa non accadrà mai, ecc. ecc." ma lui incalzandomi mi azzittisce: "avete fatto mettere le mani addosso all'Eucaristia (vedi Ministre straordinarie), per noi SOLO il Sacerdote può avere questo diritto DIVINO... avete delle Sacerdotesse de facto e manco ci fate caso" il greco ovviamente mi saluta tra lo schifato e il triste con una frase in latino, “Contra factum non valet argumentum”.
«Anni
fa se ne discusse nella commissione teologica internazionale, in
Vaticano, quando Joseph Ratzinger era prefetto della Congregazione per
la Dottrina della fede. Fu una discussione estesa e ricordo che i
teologi non riuscirono a raggiungere una posizione comune, c’erano tanti
pareri differenti, tante divisioni…». Il cardinale Walter Kasper,
grande teologo tedesco assai stimato da Francesco — a lui affidò la
relazione introduttiva ai due Sinodi sulla famiglia — prevede un’altra
discussione assai lunga, «immagino che alcuni saranno fieramente
contrari, altri aperti…Però ricordo bene che lo stesso Ratzinger, alla
fine, spiegò che non c’era ancora chiarezza ma la questione non era
chiusa». In effetti il documento finale, nel 2003, a proposito delle
donne diacono, riassumeva: «Spetterà al ministero di discernimento che
il Signore ha stabilito nella sua Chiesa pronunciarsi con autorità». (Corriere)
Papa Francesco ha annunciato l'intenzione di istituire una Commissione di studio sul diaconato femminile, di cui si fa menzione nella Tradizione della Chiesa primitiva, ritenendo che le donne diacone sono "una possibilità per oggi".
Nelle prime comunità cristiane era presente il diaconato femminile.
Nelle prime comunità cristiane era presente il diaconato femminile.
È significativo che Papa Francesco abbia scelto l'incontro di oggi
nell'Aula Nervi con circa 900 superiore generali degli istituti
religiosi femminili (Uisg) per affrontare questo tema così decisivo. Le
religiose gli hanno chiesto, nel corso di una sessione di domande e
risposte perchè la Chiesa esclude le donne dal servire come diaconi. E
una ha aggiunto: "Perchè non costruire una commissione ufficiale che
potrebbe studiare la domanda?". Il Papa ha risposto che aveva parlato
della questione una volta qualche anno fa con un "buon, saggio
professore", che aveva studiato l'uso delle diaconesse nei primi secoli
della Chiesa e gli ha aveva detto che ancora non è del tutto chiaro
quale ruolo avessero. E soprattutto se "avevano l'ordinazione o no". "È
rimasto un po' oscuro quale fossero ruolo e statuto delle diaconessae in
quel momento".
"Costituire una Commissione ufficiale potrebbe studiare la questione?", si è chiesto il Papa ad alta voce. E poi si è risposto: "Credo di sì. Sarebbe fare il bene della Chiesa di chiarire questo punto. Sono d'accordo. Io parlerò per fare qualcosa di simile. Accetto la proposta. Sembra utile per me avere una Commissione che chiarisca bene". (Avvenire)
"Costituire una Commissione ufficiale potrebbe studiare la questione?", si è chiesto il Papa ad alta voce. E poi si è risposto: "Credo di sì. Sarebbe fare il bene della Chiesa di chiarire questo punto. Sono d'accordo. Io parlerò per fare qualcosa di simile. Accetto la proposta. Sembra utile per me avere una Commissione che chiarisca bene". (Avvenire)
venerdì 1 aprile 2016
Mons. Fellay è stato ricevuto dal Pontefice alle 17 di venerdì 1 Aprile
Mons. Fellay è stato ricevuto dal Pontefice alle 17 di venerdì 1 Aprile, a casa Santa Marta, accompagnato da don Alain-Marc Nely, secondo assistente generale della fraternità. L’incontro «è durato 40 minuti e si è svolto in un clima cordiale. Alla conclusione del colloquio, è stato deciso che gli scambi in corso continueranno. Non è stata direttamente trattata la questione dello statuto canonico della fraternità, il Papa Francesco e mons. Fellay ritengono che si debbano proseguire questi scambi senza precipitazione.
domenica 27 marzo 2016
sabato 13 febbraio 2016
Testo integrale della Dichiarazione comune firmata oggi all'Avana da papa Francesco e dal patriarca Kirill
Questa firma è davvero l'inizio o forse il culmine! Chi lo sa? Intanto
è un fatto! L'unica cosa davvero importante è la svolta o chiusura di
quell'approccio "pastorale ed ecumenico" chiamato volgarmente
"uniatismo":
"Oggi è chiaro che il metodo dell’“uniatismo” del passato, inteso come unione di una comunità all’altra, staccandola dalla sua Chiesa, non è un modo che permette di ristabilire l’unità." (dalla Dichiarazione Congiunta)
Circoscrivendo la realtà delle Chiese
Greco-Cattoliche come qualcosa in via se non di "liquidazione", come
qualcosa di superato, infatti segnaliamo i primi sussulti! Detto questo
scrivo e lo sottoscrivo, che è sciocco e forviante pensare alla Chiesa
Ortodossa (Russa) come entità "scismatica" considerando che la Fede
Ortodossa è nostra Fede Cattolica da sempre e la loro Divina Liturgia è
talmente antica da potersi dire sì, davvero, che LORO hanno conservato
la "Messa di Sempre".
1. Per volontà di Dio Padre dal quale viene ogni dono, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, e con l’aiuto dello Spirito Santo Consolatore, noi, Papa Francesco e Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, ci siamo incontrati oggi a L’Avana. Rendiamo grazie a Dio, glorificato nella Trinità, per questo incontro, il primo nella storia. Con gioia ci siamo ritrovati come fratelli nella fede cristiana che si incontrano per «parlare a viva voce» (2 Gv 12), da cuore a cuore, e discutere dei rapporti reciproci tra le Chiese, dei problemi essenziali dei nostri fedeli e delle prospettive di sviluppo della civiltà umana.
2. Il nostro incontro fraterno ha avuto luogo a Cuba, all’incrocio tra
Nord e Sud, tra Est e Ovest. Da questa isola, simbolo delle speranze del
“Nuovo Mondo” e degli eventi drammatici della storia del XX secolo,
rivolgiamo la nostra parola a tutti i popoli dell’America Latina e degli
altri Continenti. Ci rallegriamo che la fede cristiana stia crescendo
qui in modo dinamico. Il potente potenziale religioso dell’America
Latina, la sua secolare tradizione cristiana, realizzata nell’esperienza
personale di milioni di persone, sono la garanzia di un grande futuro
per questa regione.
3. Incontrandoci lontano dalle antiche contese del “Vecchio Mondo”,
sentiamo con particolare forza la necessità di un lavoro comune tra
cattolici e ortodossi, chiamati, con dolcezza e rispetto, a rendere
conto al mondo della speranza che è in noi (cfr 1 Pt 3, 15).
4. Rendiamo grazie a Dio per i doni ricevuti dalla venuta nel mondo del
suo unico Figlio. Condividiamo la comune Tradizione spirituale del primo
millennio del cristianesimo. I testimoni di questa Tradizione sono la
Santissima Madre di Dio, la Vergine Maria, e i Santi che veneriamo. Tra
loro ci sono innumerevoli martiri che hanno testimoniato la loro fedeltà
a Cristo e sono diventati “seme di cristiani”.
5. Nonostante questa Tradizione comune dei primi dieci secoli, cattolici
e ortodossi, da quasi mille anni, sono privati della comunione
nell’Eucaristia. Siamo divisi da ferite causate da conflitti di un
passato lontano o recente, da divergenze, ereditate dai nostri antenati,
nella comprensione e l’esplicitazione della nostra fede in Dio, uno in
tre Persone – Padre, Figlio e Spirito Santo. Deploriamo la perdita
dell’unità, conseguenza della debolezza umana e del peccato, accaduta
nonostante la Preghiera sacerdotale di Cristo Salvatore: «Perché tutti
siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano
anch’essi in noi una cosa sola» (Gv 17, 21).
6. Consapevoli della permanenza di numerosi ostacoli, ci auguriamo che
il nostro incontro possa contribuire al ristabilimento di questa unità
voluta da Dio, per la quale Cristo ha pregato. Possa il nostro incontro
ispirare i cristiani di tutto il mondo a pregare il Signore con
rinnovato fervore per la piena unità di tutti i suoi discepoli. In un
mondo che attende da noi non solo parole ma gesti concreti, possa questo
incontro essere un segno di speranza per tutti gli uomini di buona
volontà!
7. Nella nostra determinazione a compiere tutto ciò che è necessario per
superare le divergenze storiche che abbiamo ereditato, vogliamo unire i
nostri sforzi per testimoniare il Vangelo di Cristo e il patrimonio
comune della Chiesa del primo millennio, rispondendo insieme alle sfide
del mondo contemporaneo. Ortodossi e cattolici devono imparare a dare
una concorde testimonianza alla verità in ambiti in cui questo è
possibile e necessario. La civiltà umana è entrata in un periodo di
cambiamento epocale. La nostra coscienza cristiana e la nostra
responsabilità pastorale non ci autorizzano a restare inerti di fronte
alle sfide che richiedono una risposta comune.
8. Il nostro sguardo si rivolge in primo luogo verso le regioni del
mondo dove i cristiani sono vittime di persecuzione. In molti paesi del
Medio Oriente e del Nord Africa i nostri fratelli e sorelle in Cristo
vengono sterminati per famiglie, villaggi e città intere. Le loro chiese
sono devastate e saccheggiate barbaramente, i loro oggetti sacri
profanati, i loro monumenti distrutti. In Siria, in Iraq e in altri
paesi del Medio Oriente, constatiamo con dolore l’esodo massiccio dei
cristiani dalla terra dalla quale cominciò a diffondersi la nostra fede e
dove essi hanno vissuto, fin dai tempi degli apostoli, insieme ad altre
comunità religiose.
9. Chiediamo alla comunità internazionale di agire urgentemente per
prevenire l’ulteriore espulsione dei cristiani dal Medio Oriente.
Nell’elevare la voce in difesa dei cristiani perseguitati, desideriamo
esprimere la nostra compassione per le sofferenze subite dai fedeli di
altre tradizioni religiose diventati anch’essi vittime della guerra
civile, del caos e della violenza terroristica.
10. In Siria e in Iraq la violenza ha già causato migliaia di vittime,
lasciando milioni di persone senza tetto né risorse. Esortiamo la
comunità internazionale ad unirsi per porre fine alla violenza e al
terrorismo e, nello stesso tempo, a contribuire attraverso il dialogo ad
un rapido ristabilimento della pace civile. È essenziale assicurare un
aiuto umanitario su larga scala alle popolazioni martoriate e ai tanti
rifugiati nei paesi confinanti. Chiediamo a tutti coloro che possono
influire sul destino delle persone rapite, fra cui i Metropoliti di
Aleppo, Paolo e Giovanni Ibrahim, sequestrati nel mese di aprile del
2013, di fare tutto ciò che è necessario per la loro rapida liberazione.
11. Eleviamo le nostre preghiere a Cristo, il Salvatore del mondo, per
il ristabilimento della pace in Medio Oriente che è “il frutto della
giustizia” (cfr Is 32, 17), affinché si rafforzi la convivenza fraterna
tra le varie popolazioni, le Chiese e le religioni che vi sono presenti,
per il ritorno dei rifugiati nelle loro case, la guarigione dei feriti e
il riposo dell’anima degli innocenti uccisi. Ci rivolgiamo, con un
fervido appello, a tutte le parti che possono essere coinvolte nei
conflitti perché mostrino buona volontà e siedano al tavolo dei
negoziati. Al contempo, è necessario che la comunità internazionale
faccia ogni sforzo possibile per porre fine al terrorismo con l’aiuto di
azioni comuni, congiunte e coordinate. Facciamo appello a tutti i paesi
coinvolti nella lotta contro il terrorismo, affinché agiscano in
maniera responsabile e prudente. Esortiamo tutti i cristiani e tutti i
credenti in Dio a pregare con fervore il provvidente Creatore del mondo
perché protegga il suo creato dalla distruzione e non permetta una nuova
guerra mondiale. Affinché la pace sia durevole ed affidabile, sono
necessari specifici sforzi volti a riscoprire i valori comuni che ci
uniscono, fondati sul Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo.
12. Ci inchiniamo davanti al martirio di coloro che, a costo della
propria vita, testimoniano la verità del Vangelo, preferendo la morte
all’apostasia di Cristo. Crediamo che questi martiri del nostro tempo,
appartenenti a varie Chiese, ma uniti da una comune sofferenza, sono un
pegno dell’unità dei cristiani. È a voi, che soffrite per Cristo, che si
rivolge la parola dell’apostolo: «Carissimi, … nella misura in cui
partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella
rivelazione della Sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare» (1 Pt 4,
12-13).
13. In quest’epoca inquietante, il dialogo interreligioso è
indispensabile. Le differenze nella comprensione delle verità religiose
non devono impedire alle persone di fedi diverse di vivere nella pace e
nell’armonia. Nelle circostanze attuali, i leader religiosi hanno la
responsabilità particolare di educare i loro fedeli in uno spirito
rispettoso delle convinzioni di coloro che appartengono ad altre
tradizioni religiose. Sono assolutamente inaccettabili i tentativi di
giustificare azioni criminali con slogan religiosi. Nessun crimine può
essere commesso in nome di Dio, «perché Dio non è un Dio di disordine,
ma di pace» (1 Cor 14, 33).
14. Nell’affermare l’alto valore della libertà religiosa, rendiamo
grazie a Dio per il rinnovamento senza precedenti della fede cristiana
che sta accadendo ora in Russia e in molti paesi dell’Europa orientale,
dove i regimi atei hanno dominato per decenni. Oggi le catene
dell’ateismo militante sono spezzate e in tanti luoghi i cristiani
possono liberamente professare la loro fede. In un quarto di secolo, vi
sono state costruite decine di migliaia di nuove chiese, e aperti
centinaia di monasteri e scuole teologiche. Le comunità cristiane
portano avanti un’importante attività caritativa e sociale, fornendo
un’assistenza diversificata ai bisognosi. Ortodossi e cattolici spesso
lavorano fianco a fianco. Essi attestano l’esistenza dei fondamenti
spirituali comuni della convivenza umana, testimoniando i valori del
Vangelo.
15. Allo stesso tempo, siamo preoccupati per la situazione in tanti
paesi in cui i cristiani si scontrano sempre più frequentemente con una
restrizione della libertà religiosa, del diritto di testimoniare le
proprie convinzioni e la possibilità di vivere conformemente ad esse. In
particolare, constatiamo che la trasformazione di alcuni paesi in
società secolarizzate, estranee ad ogni riferimento a Dio ed alla sua
verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa. È per
noi fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei diritti dei
cristiani, se non addirittura la loro discriminazione, quando alcune
forze politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo tante volte
assai aggressivo, cercano di spingerli ai margini della vita pubblica.
16. Il processo di integrazione europea, iniziato dopo secoli di
sanguinosi conflitti, è stato accolto da molti con speranza, come una
garanzia di pace e di sicurezza. Tuttavia, invitiamo a rimanere vigili
contro un’integrazione che non sarebbe rispettosa delle identità
religiose. Pur rimanendo aperti al contributo di altre religioni alla
nostra civiltà, siamo convinti che l’Europa debba restare fedele alle
sue radici cristiane. Chiediamo ai cristiani dell’Europa orientale e
occidentale di unirsi per testimoniare insieme Cristo e il Vangelo, in
modo che l’Europa conservi la sua anima formata da duemila anni di
tradizione cristiana.
17. Il nostro sguardo si rivolge alle persone che si trovano in
situazioni di grande difficoltà, che vivono in condizioni di estremo
bisogno e di povertà mentre crescono le ricchezze materiali
dell’umanità. Non possiamo rimanere indifferenti alla sorte di milioni
di migranti e di rifugiati che bussano alla porta dei paesi ricchi. Il
consumo sfrenato, come si vede in alcuni paesi più sviluppati, sta
esaurendo gradualmente le risorse del nostro pianeta. La crescente
disuguaglianza nella distribuzione dei beni terreni aumenta il
sentimento d’ingiustizia nei confronti del sistema di relazioni
internazionali che si è stabilito.
18. Le Chiese cristiane sono chiamate a difendere le esigenze della
giustizia, il rispetto per le tradizioni dei popoli e un’autentica
solidarietà con tutti coloro che soffrono. Noi, cristiani, non dobbiamo
dimenticare che «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere
i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i
forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò
che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo
possa gloriarsi davanti a Dio» (1 Cor 1, 27-29).
19. La famiglia è il centro naturale della vita umana e della società.
Siamo preoccupati dalla crisi della famiglia in molti paesi. Ortodossi e
cattolici condividono la stessa concezione della famiglia e sono
chiamati a testimoniare che essa è un cammino di santità, che testimonia
la fedeltà degli sposi nelle loro relazioni reciproche, la loro
apertura alla procreazione e all’educazione dei figli, la solidarietà
tra le generazioni e il rispetto per i più deboli.
20. La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore
di un uomo e di una donna. È l’amore che sigilla la loro unione ed
insegna loro ad accogliersi reciprocamente come dono. Il matrimonio è
una scuola di amore e di fedeltà. Ci rammarichiamo che altre forme di
convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione,
mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione
particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla
tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica.
21. Chiediamo a tutti di rispettare il diritto inalienabile alla vita.
Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel
mondo. La voce del sangue di bambini non nati grida verso Dio (cfr Gen
4, 10). Lo sviluppo della cosiddetta eutanasia fa sì che le persone
anziane e gli infermi inizino a sentirsi un peso eccessivo per le loro
famiglie e la società in generale. Siamo anche preoccupati dallo
sviluppo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, perché
la manipolazione della vita umana è un attacco ai fondamenti
dell’esistenza dell’uomo, creato ad immagine di Dio. Riteniamo che sia
nostro dovere ricordare l’immutabilità dei principi morali cristiani,
basati sul rispetto della dignità dell’uomo chiamato alla vita, secondo
il disegno del Creatore.
22. Oggi, desideriamo rivolgerci in modo particolare ai giovani
cristiani. Voi, giovani, avete come compito di non nascondere il talento
sotto terra (cfr Mt 25, 25), ma di utilizzare tutte le capacità che Dio
vi ha dato per confermare nel mondo le verità di Cristo, per incarnare
nella vostra vita i comandamenti evangelici dell’amore di Dio e del
prossimo. Non abbiate paura di andare controcorrente, difendendo la
verità di Dio, alla quale odierne norme secolari sono lontane dal
conformarsi sempre.
23. Dio vi ama e aspetta da ciascuno di voi che siate Suoi discepoli e
apostoli. Siate la luce del mondo affinché coloro che vi circondano,
vedendo le vostre opere buone, rendano gloria al vostro Padre che è nei
cieli (cfr Mt 5, 14, 16). Educate i vostri figli nella fede cristiana,
trasmettete loro la perla preziosa della fede (cfr Mt 13, 46) che avete
ricevuta dai vostri genitori ed antenati. Ricordate che «siete stati
comprati a caro prezzo» (1 Cor 6, 20), al costo della morte in croce
dell’Uomo-Dio Gesù Cristo.
24. Ortodossi e cattolici sono uniti non solo dalla comune Tradizione
della Chiesa del primo millennio, ma anche dalla missione di predicare
il Vangelo di Cristo nel mondo di oggi. Questa missione comporta il
rispetto reciproco per i membri delle comunità cristiane ed esclude
qualsiasi forma di proselitismo. Non siamo concorrenti ma fratelli, e da
questo concetto devono essere guidate tutte le nostre azioni reciproche
e verso il mondo esterno. Esortiamo i cattolici e gli ortodossi di
tutti i paesi ad imparare a vivere insieme nella pace e nell’amore, e ad
avere «gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti» (Rm 15, 5). Non
si può quindi accettare l’uso di mezzi sleali per incitare i credenti a
passare da una Chiesa ad un’altra, negando la loro libertà religiosa o
le loro tradizioni. Siamo chiamati a mettere in pratica il precetto
dell’apostolo Paolo: «Mi sono fatto un punto di onore di non annunziare
il vangelo se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non
costruire su un fondamento altrui» (Rm 15, 20).
25. Speriamo che il nostro incontro possa anche contribuire alla
riconciliazione, là dove esistono tensioni tra greco-cattolici e
ortodossi. Oggi è chiaro che il metodo dell’“uniatismo” del passato,
inteso come unione di una comunità all’altra, staccandola dalla sua
Chiesa, non è un modo che permette di ristabilire l’unità. Tuttavia, le
comunità ecclesiali apparse in queste circostanze storiche hanno il
diritto di esistere e di intraprendere tutto ciò che è necessario per
soddisfare le esigenze spirituali dei loro fedeli, cercando nello stesso
tempo di vivere in pace con i loro vicini. Ortodossi e greco-cattolici
hanno bisogno di riconciliarsi e di trovare forme di convivenza
reciprocamente accettabili.
26. Deploriamo lo scontro in Ucraina che ha già causato molte vittime,
innumerevoli ferite ad abitanti pacifici e gettato la società in una
grave crisi economica ed umanitaria. Invitiamo tutte le parti del
conflitto alla prudenza, alla solidarietà sociale e all’azione per
costruire la pace. Invitiamo le nostre Chiese in Ucraina a lavorare per
pervenire all’armonia sociale, ad astenersi dal partecipare allo scontro
e a non sostenere un ulteriore sviluppo del conflitto.
27. Auspichiamo che lo scisma tra i fedeli ortodossi in Ucraina possa
essere superato sulla base delle norme canoniche esistenti, che tutti i
cristiani ortodossi dell’Ucraina vivano nella pace e nell’armonia, e che
le comunità cattoliche del Paese vi contribuiscano, in modo da far
vedere sempre di più la nostra fratellanza cristiana.
28. Nel mondo contemporaneo, multiforme eppure unito da un comune
destino, cattolici e ortodossi sono chiamati a collaborare fraternamente
nell’annuncio della Buona Novella della salvezza, a testimoniare
insieme la dignità morale e la libertà autentica della persona, «perché
il mondo creda» (Gv 17, 21). Questo mondo, in cui scompaiono
progressivamente i pilastri spirituali dell’esistenza umana, aspetta da
noi una forte testimonianza cristiana in tutti gli ambiti della vita
personale e sociale. Dalla nostra capacità di dare insieme testimonianza
dello Spirito di verità in questi tempi difficili dipende in gran parte
il futuro dell’umanità.
29. In questa ardita testimonianza della verità di Dio e della Buona
Novella salvifica, ci sostenga l’Uomo-Dio Gesù Cristo, nostro Signore e
Salvatore, che ci fortifica spiritualmente con la sua infallibile
promessa: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto
di darvi il suo Regno» (Lc 12, 32)! Cristo è fonte di gioia e di
speranza. La fede in Lui trasfigura la vita umana, la riempie di
significato. Di ciò si sono potuti convincere, attraverso la loro
esperienza, tutti coloro a cui si possono applicare le parole
dell’apostolo Pietro: «Voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece
siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora
invece avete ottenuto misericordia» (1 Pt 2, 10).
30. Pieni di gratitudine per il dono della comprensione reciproca
espresso durante il nostro incontro, guardiamo con speranza alla
Santissima Madre di Dio, invocandola con le parole di questa antica
preghiera: “Sotto il riparo della tua misericordia, ci rifugiamo, Santa
Madre di Dio”. Che la Beata Vergine Maria, con la sua intercessione,
incoraggi alla fraternità coloro che la venerano, perché siano riuniti,
al tempo stabilito da Dio, nella pace e nell’armonia in un solo popolo
di Dio, per la gloria della Santissima e indivisibile Trinità!
giovedì 21 gennaio 2016
Papa Francesco modifica la rubrica del Messale Romano sul rito della lavanda dei piedi
Su Pio XII, ho già parlato ampiamente, assolutamente risibile pensare che le Riforme "AD EXPERIMENTUM" potessero fermarsi con il decreto del 1955. In ogni caso, non aggiungo altro, sono azioni liturgiche che possono essere bellamente omesse senza "spargimenti di sangue". Ovviamente non lo dice don Camillo, ma Arthur Roche, Arcivescovo Segretario della Congrecazione per il Culto Divino.
"La lavanda dei piedi non è obbligatoria nella Missa in cena Domini. Sono i pastori a valutarne la convenienza, secondo circostanze e ragioni pastorali, in modo che non diventi quasi automatica o artificiale, priva di significato e ridotta a elemento scenico. Neppure deve diventare così importante da catalizzare tutta l’attenzione della messa nella cena del Signore, celebrata nel «giorno santissimo nel quale Gesù Cristo nostro Signore fu consegnato alla morte per noi» (Communicantes proprio del Canone romano); nelle indicazioni per l’omelia si ricorda la peculiarità di questa messa, commemorativa dell’istituzione dell’eucaristia, dell’ordine sacerdotale e del comandamento nuovo dell’amore fraterno, suprema legge per tutti e verso tutti nella Chiesa."
Papa Francesco modifica la rubrica del Messale Romano sul rito della lavanda dei piedi
Papa Francesco ha disposto la modifica della rubrica del Messale Romano
riguardante la lavanda dei piedi durante la messa nella Cena del Signore,
stabilendo che la partecipazione al rito non sia più limitata soltanto agli
uomini o ai ragazzi.
Questo il testo del decreto della Congregazione per il culto divino e la
disciplina dei sacramenti:

La riforma della Settimana santa, con decreto Maxima Redemptionis
nostrae mysteria (30 novembre 1955), diede la facoltà, dove lo consigliava
un motivo pastorale, di compiere la lavanda dei piedi a dodici uomini durante la
Messa nella cena del Signore, dopo la lettura del Vangelo secondo Giovanni,
quasi a manifestare rappresentativamente l’umiltà e l’amore di Cristo verso i
suoi discepoli.
Nella liturgia romana, tale rito era tramandato col nome di Mandatum
del Signore sulla carità fraterna secondo le parole di Gesù (cfr. Gv 13,
34), cantate nell’Antifona durante la celebrazione.
Nel compiere tale rito, Vescovi e sacerdoti sono invitati a conformarsi
intimamente a Cristo che «non è venuto per farsi servire, ma per servire» (Mt
20, 28) e, spinto da un amore «fino alla fine» (Gv 13, 1), dare la vita per la
salvezza di tutto il genere umano.
Per manifestare questo pieno significato del rito a quanti partecipano, è
parso bene al Sommo Pontefice Francesco mutare la norma che si legge nelle
rubriche del Missale Romanum (p. 300 n. 11): «Gli uomini prescelti
vengono accompagnati dai ministri…», che deve essere quindi variata nel modo
seguente: «I prescelti tra il popolo di Dio vengono accompagnati dai ministri…»
(e di conseguenza nel Caeremoniale Episcoporum n. 301 e n. 299 b: «le
sedie per i designati»), così che i pastori possano scegliere un gruppetto di
fedeli che rappresenti la varietà e l’unità di ogni porzione del popolo di Dio.
Tale gruppetto può constare di uomini e donne, e convenientemente di giovani e
anziani, sani e malati, chierici, consacrati, laici.
Questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in
vigore delle facoltà concesse dal Sommo Pontefice, introduce tale innovazione
nei libri liturgici del Rito Romano, ricordando ai pastori il loro compito di
istruire adeguatamente sia i fedeli prescelti sia gli altri, affinché
partecipino al rito consapevolmente, attivamente e fruttuosamente.
Nonostante qualsiasi cosa in contrario.
Dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 6
gennaio 2016, solennità dell’Epifania del Signore.
+ Robert Card. Sarah, Prefetto
+ Arthur Roche, Arcivescovo Segretario
giovedì 12 novembre 2015
Il Brevetto, NONOSTANTE gli ostacoli.
Aspettavo la conclusione di Firenze, ma ho visto che l'unica cosa interessante sono gli scandaletti e scandalacci di preti sostanzialmente inopportuni. Nulla di nuovo sotto al sole, solo che una volta almeno si ammetteva il valore di uomini di Chiesa con qualche peccataccio, cfr. Papa Alessandro VI, tra i Papi più cattolici della Storia. Ripropongio questo articolo per chi non l'avesse letto.
Questa Miniatura, ben rappresenta come è ora la nostra realtà. Il mondo rappresentato dal Principe avvinto da questo mare che rappresenta il male, cioè quella realtà che ci trattiene nel mondo, e il Cristo Solare nel cielo. Separati e uniti nel contempo da questa grande S, che si fa "cammino" di purificazione e di redenzione che ci rende via via sempre più simili a Cristo! E' la via della nostra Cristificazione, via di Grazia che ci rende, già lo siamo con il Battesimo, del tutto Cristo stesso!
La riflessione che segue è di un maestro spirituale, per me fonte di ispirazione, ve lo dono affinché, in questo "mare" di confusione, si possa trovare quel conforto che noi tutti desideriamo e bramiamo! In questi anni ho scritto molte cose, soprattutto criticando modernisti e tradizionalisti: ho imparato a vederli come facce di una sola medaglia, di una religione immanentista, fatta di intellettualismo, di volontarismo, ma non di grazia, senza l'operatività reale dello Spirito Santo. Si parla di Cristo, di Grazia, di Spirito, ma sono discorsi che nascono nel cervello, muovono dalla bocca (o dal ventre) e se va bene colpiscono il cuore, ognuno secondo sue dinamiche mondane: il tridentino si "commuove" per la ieraticità, per la categoricità delle regole morali, per il devozionalismo e le storie, ma è un processo intraumano, dai sensi al cervello al cuore; il modernista è uguale, con altri mezzi, il sociale, il politico, le scienze oppure il mero volontarismo.
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Questa Miniatura, ben rappresenta come è ora la nostra realtà. Il mondo rappresentato dal Principe avvinto da questo mare che rappresenta il male, cioè quella realtà che ci trattiene nel mondo, e il Cristo Solare nel cielo. Separati e uniti nel contempo da questa grande S, che si fa "cammino" di purificazione e di redenzione che ci rende via via sempre più simili a Cristo! E' la via della nostra Cristificazione, via di Grazia che ci rende, già lo siamo con il Battesimo, del tutto Cristo stesso!
La riflessione che segue è di un maestro spirituale, per me fonte di ispirazione, ve lo dono affinché, in questo "mare" di confusione, si possa trovare quel conforto che noi tutti desideriamo e bramiamo! In questi anni ho scritto molte cose, soprattutto criticando modernisti e tradizionalisti: ho imparato a vederli come facce di una sola medaglia, di una religione immanentista, fatta di intellettualismo, di volontarismo, ma non di grazia, senza l'operatività reale dello Spirito Santo. Si parla di Cristo, di Grazia, di Spirito, ma sono discorsi che nascono nel cervello, muovono dalla bocca (o dal ventre) e se va bene colpiscono il cuore, ognuno secondo sue dinamiche mondane: il tridentino si "commuove" per la ieraticità, per la categoricità delle regole morali, per il devozionalismo e le storie, ma è un processo intraumano, dai sensi al cervello al cuore; il modernista è uguale, con altri mezzi, il sociale, il politico, le scienze oppure il mero volontarismo.
È sempre uomo che parla all'uomo, non Dio che parla
all'uomo. Poi si vedono certi casi macroscopici in cui questa
autoesaltazione immanentistica e razionalistica trionfa, come nella
riforma liturgica degli anni 50-70, che è solo ed esclusivamente il
frutto di una visione immanentistica e razionalistica, umana, psichica,
della liturgia. In cui la Grazia è intesa come il risultato di una
equazione, di una somma algebrica di elementi composti dall'uomo (e da
che uomini! Scienziati che avendo studiato dicono che quella preghiera
va tolta e sostituita con questa, che funziona meglio: meccanici della
"Grazia", che sanno produrla ed incrementarla ad arte), che viene
postulata ma non indagata in sè stessa. Di fronte a situazioni del
genere la tentazione è il reazionarismo immanentista, ossia respingere
una tendenza religiosa viziata di materialismo, con un materialismo "più
vecchio", che avendo forme esteriori più consuete, tranquillizza di
più. In realtà il discorso da fare è un altro, ossia rigettare la
tendenza religiosa immanentista, razionalista, antropocentrica, psichica
(che è una religiosità dell'uomo per l'uomo, da un organo all'altro;
espressione dell'economia adamitica), che è una tendenza che ha preso il
sopravvento nella chiesa latina DA SECOLI (alla faccia dell'idolatrare
il preconcilio come periodo in cui "tutto va bene"), senza mai imporsi
in legge, ma sempre restando come una seduzione popolare e generalmente
accettata da tutti di una religiosità più semplice (in quanto solo
umana), al massimo complicandola con "precetti" (tante rubriche, tanti
digiuni, tante ore di volontariato coi drogati o di attivismo no
global...), tutti peró sempre intramondani. Col fine di illudere che la
complicazione indotta dall'uomo, abbia prodotto da sè quel salto di
qualità, ossia il dialogo salvifico tra Dio e Uomo.
Ma è come cercare
di dialogare, quando il soggetto che parla è unicamente l'uomo. Se non
ci fosse stato un deserto spirituale in occidente, non sarebbero nate le
eresie "moderne": protestantesimo in primis, quale apice di una
dimensione psichica (intellettualista, volontarista, immanentista,
mondana, antropocentrica, adamitica) della religione (in cui l'uomo si
dà da sè la rivelazione e se la interpreta pure come gli pare, e idem i
sacramenti! E alla faccia della teorica ipertrofizzazione del ruolo
della Grazia e del cristocentrismo!), giansenismo e modernismo, sintesi
di tutte queste tendenze (per Loisy, la spiritualità appartiene al
subcosciente, è pura psicanalisi: c'è solo l'uomo, Dio è un discorso o
un pensiero che l'uomo fa). Per questo il tradizionalismo che si limita a
odiare il presente e a idealizzare il passato malato (causa del
presente) non è una soluzione, ma altro aspetto dello stesso male.
Con questo non sto dicendo peró che allora va bene buttare nel cesso la
forma tradizionale, nel culto, nella teologia, nella filosofia, nella
morale. I modernisti buttano, perché a monte sono senza spirito, e
dunque non ritengono che la tradizione sia "luogo e mezzo della presenza
dello Spirito Santo nella economia storica". Di contro é deprimente
ridurre la tradizione ad un catalogo antiquario di edizioni di libri,
guardando chi ce l'ha più vecchio o più aggiornato o più completo. Una
visione tradizionale e spirituale, non avrebbe mai concepito nemmeno
l'esigenza di cambiare la liturgia, di migliorarla: l'innovazione
avviene solo nella grazia, nella tradizione e a tutela della grazia e
dell'ortodossia. Io credo che un discorso SISTEMATICO, inteso come una
vera svolta nella chiesa latina su come concepire la religione stessa e
di conseguenza il culto, non sia ancora stato fatto e sia atteso da
secoli. Non lo fu Trento, sebbene sia stato necessario e giusto. Non lo é
stato tantomeno il CV2, anche se paradossalmente l'intenzione era
quella. Ma come si fa a stabilire per legge che da domani la chiesa
diventa "trascendente e spirituale"?
Alla fine, con una massa di
vescovi e popolo immanentisti, si è solo cambiato lo stile
dell'immanenza: da organo a chitarra, da rosario a bandiera della pace.
Triste, e tristissimi quelli che fanno gli "oppositori" al modernismo,
stando sempre nella stessa psichicità. Che un ritorno di forme passate
sia necessario è evidente: le forme moderne furono introdotte follemente
e arbitrariamente da degli atei, adoratori idolatri di sè. Che tutta la
questione si riduca a un ritorno di forme, assolutamente no. Si puó
essere atei anche in latino, come chissà quanti lo furono senza troppo
badarci nel secondo millennio. Fortunatamente non ci salviamo da soli
(altrimenti saremmo spacciati, avendo gettati nel cesso i doni di Dio
per seguire noi stessi), e la Grazia opera: soprattutto coi sacramenti.
Non capiti, non vissuti benissimo, non colti in modo opportuno e nel
rispetto dovuto alla loro ricchezza, i sacramenti sono un tesoro
nascosto che dà frutto nonostante la povertà umana. Il povero è l'uomo
vecchio, adamitico e psichico: la povertà è la sua "sola"
(insufficiente) immanenza.
Per quanto coperta dal terital e dalle
chitarre, la presenza di Cristo ancora porta gente in cielo. Ancora
suscita un bisogno di spirito che non si placa con l'attivismo no global
bergogliano, col formalismo rubricale tridentino, col volontariato, con
la lettura psichica e intellettualista di tomi su tomi (anche di santi
eccellentissimi: non sono peró "cultura", da sapere cumulativamente per
passare un test ad un concorso; o ti aprono una porta verso la
trascendenza e ti mettono in dialogo con Dio, o sono solo un mucchio di
curiosità fredde e razionalistiche, versione elaborata del "forse non
tutti sanno che" della settimana enigmistica), ma chiede il passo:
vivere finalmente da cristificati, da figli di Dio in Cristo, nello
spirito. Non per mera formalità burocratico/giuridica, ma per
inabitazione vera e attiva dello spirito. Sono i veri santi, i mistici,
coloro che sembrano distinguersi dagli altri anche nella stessa
chiesa.
Il problema non è certo nel fatto che non tutto il popolo di
Dio e i pastori siano cristificati in atto: non è pensabile in questo
mondo una perfezione simile dei membri della chiesa. Ci saranno sempre i
peccatori, gli ipocriti, i "salvati" quasi a loro insaputa. Il problema
è non indicare quel MODO di essere, come il vero obiettivo dell'essere
cristiani. Non lasciando che qualche eroe/martire qui e là, se ne
accorga da solo e tenti di vivere nello spirito (con tutta la chiesa,
diocesi, parrocchie, comitati, gruppi, associazioni, movimenti,
dicasteri, opere, ordini, ecc. che danno contro e perseguitano, perchè
quel "modo" spirituale è percepito come discordante dal loro) da
autodidatta. Chiaramente non si dà da sè la vita spirituale, c'è Dio con
lui, e il resto è secondario. Ma non vuol dire che sia allora giusto
lasciare le cose come stanno. Lo spirito soffia dove vuole, ma se gli si
chiudono le porte, non fa niente. Il problema strutturale della chiesa
latina è di essere involuta in una prassi (giacchè non è negato affatto
in dottrina, a livello generale) che è un costante e universale ostacolo
per sè e per tutti quelli che ne fanno parte, al soffio del paraclito.
Si viene cristificati "nonostante" la chiesa, se appunto nonostante
tutto il materialismo e l'immanentismo psichico, si riesce a uscirne
vivi, come in corso di addestramento dei Marines, dove chi non muore e
non si rompe nei percorsi ad ostacoli (fatti proprio per non essere
superati!) riceve alla fine il brevetto, NONOSTANTE gli ostacoli.
Ecco, forse avranno maggior merito quegli eroi/martiri che sopravvivono
alla pastorale della chiesa occidentale: ma è una magra consolazione,
non si puó far brancolare nel materialismo la massa per rendere "più
forgiato" chi vi sopravvive! È ecclesialmente suicida! Io trovo che sia
questa la rivoluzione che manca alla chiesa latina: disporsi
strutturalmente e tendenzialmente verso una concezione religiosa
trascendentale e soprannaturale, nella teologia, nella prassi, nel
culto, nella disciplina penitenziale, nella filosofia, nell'educazione
spirituale (vorrei capire oggi gli oratori che spiritualità insegnino).
Diversamente saremo sempre ostaggi dei Ratzinger e dei Bergoglio di
turno, uno che si mette il fanone a mo' di gingillo (stile cravatta
nuova) e un po' di pizzi e latino, e l'altro con i discorsi da
comunista, le falciemartello, la risibilissima riforma della curia (con i
C8 cardinali superesperti!), dello ior, del matrimonio, della
comunione. Pensando che dare una mano di vernice nuova (o una elegante
patina anticata) ad una struttura intrinsecamente MARCIA (come lo é il
corpo abbandonato dallo spirito...) possa essere risolutivo del
problema.
venerdì 25 settembre 2015
Nuove coliche intestinali, ora anche i corsi di formazione sono uno scandalo per i tradizionalisti.
Non so perchè mi tocca difendere delle iniziative banalissime che producono indignazione ammuzzo, ora è il turno di un corso, di un semplice Corso Universitario per la gestione di una parrocchia.
Evidentemente chi è preso da malore, in parrocchia non c'ha mai messo piedi e non sa che, o volente o nolente, non si è più ai tempi felici di don Camillo e Peppone dove tutta la parrocchia si gestiva solo dal sacrestano e dalla perpetua.
Ci sono tante e tali leggi che oggi fare il parroco è un'impresa non facile anzi titanica...
Però ovviamente la colpa è del Concilio anzi di... Papa Francesco.
Satis!
Evidentemente chi è preso da malore, in parrocchia non c'ha mai messo piedi e non sa che, o volente o nolente, non si è più ai tempi felici di don Camillo e Peppone dove tutta la parrocchia si gestiva solo dal sacrestano e dalla perpetua.
Ci sono tante e tali leggi che oggi fare il parroco è un'impresa non facile anzi titanica...
Però ovviamente la colpa è del Concilio anzi di... Papa Francesco.
Satis!
martedì 1 settembre 2015
Un Papa straordinario, mette sotto i piedi il Codice di Diritto Canonico, come giusto che sia, per l'unico motivo "canonicamento" valido & previsto: LA SALVEZZA DELLE ANIME-
IL SANTO PADRE FRANCESCO CONCEDE AI SACERDOTI DELLA FRATERNITÀ SACERDOTALE SAN PIO X DI ASSOLVERE VALIDAMENTE E LECITAMENTE.
Tutto il resto... SOLO CHIACCHIERE!
....
Tutto il resto... SOLO CHIACCHIERE!
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Un’ultima considerazione è rivolta a quei fedeli che per diversi motivi si sentono di frequentare le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X. Questo Anno giubilare della Misericordia non esclude nessuno. Da diverse parti, alcuni confratelli Vescovi mi hanno riferito della loro buona fede e pratica sacramentale, unita però al disagio di vivere una condizione pastoralmente difficile. Confido che nel prossimo futuro si possano trovare le soluzioni per recuperare la piena comunione con i sacerdoti e i superiori della Fraternità. Nel frattempo, mosso dall’esigenza di corrispondere al bene di questi fedeli, per mia propria disposizione stabilisco che quanti durante l’Anno Santo della Misericordia si accosteranno per celebrare il Sacramento della Riconciliazione presso i sacerdoti della Fraternità San Pio X, riceveranno validamente e lecitamente l’assoluzione dei loro peccati.Confidando nell’intercessione della Madre della Misericordia, affido alla sua protezione la preparazione di questo Giubileo Straordinario.Dal Vaticano, 1° settembre 2015FRANCISCUS
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